I Rolling Stones che mi fanno dar di matto? Quelli tossici, libidinosi, padroni assoluti del rock, più che mai avvezzi al blues, grandi metabolizzatori del country. Quelli in poche parole di Sticky Fingers (1971) e di Exile On Main St. (1972). Come quest’ultimo disco, anche Sticky Fingers si è ampliato nel 2015 in doppio Cd spiattellando una memorabile versione di Brown Sugar featuring Eric Clapton; una Wild Horses acustica da brividi e piccoli orgasmi; le sublimi alternate versions di Can’t You Hear Me Knocking e Dead Flowers; l’indispensabile extended version di Bitch e il poker formato da Live With Me, Stray Cat Blues, Love In Vain, Midnight Rambler e Honky Tonk Women catturate live alla Roundhouse di Londra nel 1971. Una delizia. Prova che quei jeans in copertina (© Andy Warhol, design di Craig Braun, fotografati da Billy Name e indossati da Joe Dallesandro, l’attore della Factory, che quando abbassavi la cerniera lampo dell’Lp te lo ritrovavi in mutande e in semi erezione) sono ancora un bel vedere.
Sono gli oltraggiosi preliminari di 1 fra i più bei dischi in assoluto della storia del rock, prodotto da Jimmy Miller e inciso dal 1969 al 1971 al Muscle Shoals Sound Studio di Sheffield (Alabama), nella sala di registrazione mobile a Stargroves (nell’Hampshire) e agli Olympic Studios di Londra.
Sticky Fingers è l’album delle grandi rivoluzioni: Mick Taylor, alla chitarra ritmica, sostituisce Brian Jones; Bobby Keys e Jim Price, già collaboratori di Derek and the Dominos, danno letteralmente fiato a tutto il disco; dalla Decca Records alla Rolling Stones Records, si cambia etichetta; il Tongue & Lip, logo disegnato da John Pasche, viene battezzato proprio in quest’occasione.
Ripeto: qui si fa la storia con le grandi rivoluzioni. Al servizio di una scaletta che pompa adrenalina, addolcisce e poi scarnifica la melodia, fonde magistralmente sonorità inglesi e americane. Dai riff eterni di Brown Sugar e Can’t You Hear Me Knocking, ai passi felpati di Moonlight Mile; dai flussi melodici di Sway, Wild Horses e Sister Morphine, al rock and roll di Bitch che si mette a flirtare col rhythm and blues; da You Gotta Move e I Got The Blues che sfogliano a menadito la musica del diavolo, alla perfezione country di Dead Flowers, vi entusiasmerete ogni volta che queste dita appiccicose vi titilleranno le orecchie.
The Rolling Stones, Sticky Fingers (1971, Rolling Stones Records)