Grace Jones, griffata Armani, “indossa” a sorpresa una sfacciata mascolinità. Taglio di capelli flattop, sigaretta fra le labbra, occhiate di sfida, nel 1981 si fa ritrarre da Jean-Paul Goude e finisce sulla copertina di Nighclubbing, il suo 5° ellepì. Da divina diva della disco, la singer-songwriter giamaicana si tramuta in abile stratega della new wave. La prima, parziale metamorfosi l’aveva somatizzata l’anno precedente con quel Warm Leatherette che la poneva faccia a faccia con Pretenders (Private Life), Roxy Music (Love Is The Drug), Tom Petty (Breakdown) e Smokey Robinson (The Hunter Gets Captured By The Game). Il definitivo camouflage va di nuovo in scena ai Compass Point Studios di Nassau, nelle Bahamas, prodotto da Alex Sadkin, supervisionato da Chris Blackwell (fondatore dell’Island Records) e suonato da musicisti del calibro di Sly Dunbar (batteria), Robbie Shakespeare (basso), Wally Badarou (tastiere), Mikey Chung (chitarra) e Uziah Thompson (percussioni).

Nightclubbing esce l’11 maggio 1981 sintonizzandosi in un batter d’orecchio sulle sonorità etno/elettroniche all’epoca plasmate da Talking Heads, King Crimson, Peter Gabriel, Japan e David Bowie. A proposito, la title track composta dal Thin White Duke e da Iggy Pop viene trasformata da Grace Jones in un gommoso e cavernoso gioiello reggae. Ma è quasi tutto il disco a professarsi reggae-oriented (con licenza electro e dub) nelle rivisitazioni di Walking In The Rain (Flash and the Pan), Use Me (Bill Withers) e I’ve Seen That Face Before (Libertango) di Astor Piazzolla, nonché in Demolition Man (scritta per lei da Sting) e Art Groupie (a firma Grace Jones & Barry Reynolds).

In Feel Up, invece, l’aria che tira è afro e talkingheadsiana; Pull Up To The Bumper è puro funk metropolitano; I’ve Done It Again di Marianne Faithfull è una magistrale melodia pop (a un soffio da Burt Bacharach) che Grace interpreta col velluto nelle corde vocali.

Se lo trovate ancora, guai a perdervi Nightclubbing nella Deluxe Edition del 2014 con un 2° Cd che ripropone i pezzi in più versioni (intrigante Peanut Butter, strumentale di Pull Up To The Bumper) ma che in particolare svela 2 inediti provenienti dalle medesime session: If You Wanna Be My Lover, brano d’autore sconosciuto da giostrare in chiave rhythm & blues; e Me! I Disconnect From You di Gary Numan, che da raggelante technopop si tramuta in ribollente reggae.

Grace Jones, Nightclubbing (1981, Island)

Foto: Grace Jones performs onstage during a 1981 concert at Lion Country Safari in Irvine, Caliornia, © George Rose/Getty Images