The Rolling Stones? Macchè: The Strolling Bones. Anziché pietre che rotolano, ossa che passeggiano. Nel 1977, il New Musical Express apostrofa così Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood, Bill Wyman e Charlie Watts. Toglietevi di mezzo, che qui in Inghilterra l’aria s’è fatta punk e il vostro rock è ormai morto e sepolto. Brutta botta, per i 5: Wood all’epoca ha 30 anni, Jagger e Richards neppure 35, Watts li ha superati d’un soffio e Wyman ne ha pizzicati 40. Se lui non si sente una cariatide, figuriamoci gli altri. Eppure, è il punk ciò che adesso conta. Meglio essere Sex Pistols che Rolling Stones. Loro però non ci stanno. Tant’è che a New York Jagger, Richards e Wood scoprono che la musica viaggia dal downtown del CBGB all’uptown dello Studio 54 snocciolando punk rock e discomusic. Quindi, basta assecondare i tempi che corrono. Detto e fatto: dal 10 ottobre ’77 al 2 marzo ’78, la band incide ai Pathé Marconi Studios di Parigi Some Girls, frutto della predominante creatività di Mick Jagger più che mai deciso a rispondere coi fatti alle provocazioni. Keith Richards, invece, è in pieno “trip” da eroina ma garantisce la sua fondamentale presenza in tutte le sessions. Rieccolo dunque sugli scudi l’ellepì da 7.000.000 di copie vendute che si apre e si chiude con 2 pezzi che fanno il botto: Miss You, dall’inconfondibile ritmo discotecaro inventato dal pianista Billy Preston, per una volta alla batteria e sotto gli occhi di Jagger, durante le prove dei concerti canadesi a El Mocambo; Shattered, rock adrenalinico metabolizzato da parentesi rap. Fra l’uno e l’altro, è tutto un rincorrersi di accelerazioni, rallentamenti, stili, atmosfere: dal rock-blues di When The Whip Comes Down, alla soul music d’una Just My Imagination (Running Away With Me) “rubata” ai Temptations; dal rock & roll di Lies e Respectable, al country & western di Far Away Eyes; dal rhythm & blues di Beast Of Burden, al riff assassino di Before They Make Me Run, fino alla scorza bluesy di Some Girls.
A Parigi, gli Stones registrano in tutto una cinquantina di brani: alcuni di essi troveranno posto in Emotional Rescue (’80) e Tattoo You (’81), 12 rarità vengono invece proposte in questa Deluxe Edition evidenziando la loro dimensione “rootsier”, lontana da ogni vezzo modaiolo, punk o disco che sia. Ascoltare per credere il country + rockabilly di Claudine; il blues chicagoano di When You’re Gone; il sorprendente calypso di Don’t Be A Stranger; l’energia verace di I Love You Too Much, che ricalca quella di It’s Only Rock ‘N Roll (But I Like It); l’istinto sopraffino di Keep Up Blues e Petrol Blues; il country nevrotizzato di Do You Think I Really Care; il travolgente rock-blues di So Young e No Spare Parts, incantevole ballata. E poi le covers: Tallahassee Lassie di Freddy “Boom Boom” Cannon, scintillante rock & roll; You Win Again di Hank Williams, inappuntabile country; We Had It All di Waylon Jennings, idem country, intonata dalla voce di Keith Richards che è tutta una screpolatura. Derisi e sbeffeggiati, i Rolling Stones si prendono la rivincita con Some Girls. Alla faccia del punk. E delle sue schitarrate.
The Rolling Stones, Some Girls (1978, A&M)