Tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 1979 da Barbara Alberti, Vangelo secondo Maria è diretto da Paolo Zucca e racconta la storia ribelle di Maria di Nazareth (Benedetta Porcaroli) che vuole andarsene via da casa per raggiungere quei luoghi di cui ha sentito parlare in Sinagoga durante le celebrazioni domenicali.

Maria, “sfacciata come una samaritana ”, litiga spesso e volentieri al mercato, aiuta ben poco la madre a sbrigare le faccende domestiche ed è sempre in giro in cerca di qualcuno che abbia qualcosa, qualsiasi cosa, da insegnarle. Purtroppo per lei, è molto bella e in età da marito: di conseguenza, i suoi genitori accettano l’offerta di matrimonio del facoltoso figlio del predicatore. Lei, ovviamente, non fa nulla per assecondare i loro desideri e finisce per scontentare il padre del promesso sposo, il quale non accetta che suo figlio si leghi sentimentalmente a una donna di quel genere. E fa saltare le nozze.

A questo punto si palesa il saggio Giuseppe (Alessandro Gassmann), falegname giramondo, che acconsente a sposare Maria alle regole che lei stessa stabilisce: un’unione di 2 anime, non di corpi, e di 2 intelligenze almeno fino a quando non sarà abbastanza forte e istruita da poter intraprendere il suo viaggio verso l’ignoto. Inizia così il loro matrimonio, illibato e con Giuseppe che assume il ruolo di maestro della giovane ribelle. Ma quando lei sembra aver capito di amarlo, i suoi sogni vengono infranti dall’apparizione dell’Angelo (Giulio Pranno) che le annuncia la gravidanza divina e il suo ruolo nel mondo da quel momento in poi. Sicchè, ancora una volta, Maria si trova in balìa di un destino di cui non riesce ad appropriarsi, stretta fra i voleri di Dio e i suoi desideri.

Ambientato in Sardegna, con le anziane del villaggio che biasimano la protagonista in dialetto stretto, Vangelo secondo Maria trae spunto dalla sua figura per raccontare la condizione della donna in un contesto sociale dove il patriarcato e la misoginìa spadroneggiano. Al regista, con ogni probabilità, non interessava narrare quanto tutti noi abbiamo letto, o anche solo renderlo gradevole allo spettatore (l’Angelo dell’Annunciazione, interpretato da Giulio Pranno, indossa un vestito che a Carnevale è un classico, con tanto di ali posticce sulla proverbiale tunica immacolata). Il Vangelo, semmai, è il punto di partenza per dirigere un vero e proprio manifesto femminista che vede la donna libera d’agire secondo i propri voleri e non i desideri di famiglia o di chiunque altro.

Purtroppo, però, non ne esce bene nessuno: né la famiglia d’origine, tantomeno Maria a cui sembra interessare solo di sé, per non dire del povero Giuseppe che per amore sopporta letteralmente di tutto.