Morrison è il 4° film del regista/musicista Federico Zampaglione, liberamente tratto dal suo romanzo Dove tutto è a metà scritto con Giacomo Gensini e pubblicato da Mondadori. Dopo i blitz nei generi horror e dark, Zampaglione è tornato dietro la macchina da presa per questo film sul mondo della musica italiana.

La trama è semplice: Lodo (Lorenzo Zurzolo) è un 20enne timido e ansioso, con i classici problemi post-adolescenziali nei riguardi del padre, dell’amore e di quelle decisioni derivanti dal fatto che si è diventati grandi. È anche, però, il frontman dei MOB, una band del circuito indie che si esibisce ogni giovedì sera al Morrison, locale su una chiatta sul Lungotevere che dal 1988 promuove nuova musica a Roma. Un giorno, Lodo incontra per caso la rockstar Libero Ferri (Giovanni Calcagno), da tempo fuori dal giro, che ha deciso di vivere isolato nella sua lussuosa villa piena di ricordi.

Fra i 2 sfocia in una bella amicizia: Lodo si fa consigliare da Libero, entra nella sua vita e nella sua casa accolto come si accoglie una ventata d’aria fresca dopo giorni di clausura. Ma proprio quando tutto sembra girare per il verso giusto (un discografico li ascolta al Morrison e Giulia – interpretata da Carlotta Antonelli – coinquilina di cui Lodo è innamorato, trascorre una notte con lui), la vita gli procurerà degli inciampi, anche durissimi, ma tutto si concluderà con un lieto fine.

Se gli attori sono tutti validi e la colonna sonora sembra quasi un disco dei Tiromancino con il ritornello della hit dei MOB (“le notti sono solo cerotti sopra l’anima”) che ti entra in testa facilmente, la storia viene raccontata con toni giovanilistici e troppa superficialità. A Morrison difettano verve e ritmo: tutto è prevedibile fin dalle prime scene, banale è il suo dipanarsi.

Un esempio? Lodo è follemente innamorato di Giulia, ragazza dalle grandi speranze disposta (quasi) a tutto pur di avere successo; e perciò non si fa alcuno scrupolo nei riguardi del malcapitato. Ecco il cliché  della solita mangiatrice di uomini poveri e indifesi, che sfrutta il giovane innamorato pur di raggiungere i suoi scopi…

Lodo soffre, scappa, molla tutto e tutti. E quando gli amici lo riportano indietro (pare che i MOB stiano per sfondare) lei torna a cercarlo ma lui non ricade nella trappola sbattendole, letteralmente, la porta in faccia. Sì, perché è cresciuto e ha imparato a dare un valore a se stesso. Banale, appunto.

Morrison, insomma, si lascia guardare senza ambizioni di rimanere impresso nella memoria. Lo Zampaglione di Shadow (2009) era decisamente più centrato.

Annotazione finale: tornate al cinema, perchè lì è bellissimo anche un film insignificante.