Premio per la miglior regia (del vietnamita naturalizzato francese Tràn Anh Hùng) al Festival di Cannes, Il gusto delle cose (La Passion de Dodin Bouffant) vede Juliette Binoche e Benoît Magimel di nuovo assieme da I figli del secolo, film del 1999.

Francia, 1885. A 20 anni e più di stretta collaborazione culinaria, la superlativa cuoca Eugénie (Binoche) e l’illustre gastronomo Dodin (Magimel) fanno ormai coppia anche nella vita: mentre Dodin trascorre il proprio tempo a studiare e a ideare ricette, Eugénie le trasforma in prelibate pietanze da servire agli ospiti. La loro esistenza è fatta di orto e di cucina, di stagioni che si succedono e di preparazioni elaboratissime.

Più volte Dodin ha provato a chiederle di diventare sua moglie ma ogni volta ha ricevuto un “no ” perentorio. Non solo Eugénie vuole essere libera e perciò dormono in camere separate, ma dopo tanti anni si comporta come la sua aiutante e non la sua compagna. Sicchè all’ennesimo rifiuto Dodin decide di sorprenderla cucinandole una cena suntuosa in cui riversa tutto il suo amore. Deliziata, Eugénie finalmente cede e insieme fissano per l’autunno la data delle nozze.

L’amore, comunque, fa solo da cornice alla cucina attorno a cui ruota tutto il film: un profluvio di sapori e di colori, un tintinnar di pentole e pentolini rigorosamente in rame. Oltre ai cacciatori e ai contadini che riforniscono le scorte domestiche, le uniche presenze accettate ai fornelli sono 2 cugine che aiutano Eugénie: in particolare Pauline, che mostra un palato e un senso del gusto davvero notevoli.

Per la sceneggiatura di questa romantica storia, il regista si è riferito a 2 scritti: La vie et la passion de Dodin Bouffant gourmet di Marcel Rouff e La filosofia del gusto di Jean Anthelme Brillant-Savarin. Inoltre, per la realizzazione dei piatti la consulenza è dello chef stellato Pierre Gagnaire.

La cucina, dicevamo, riveste un ruolo fondamentale. E come professavano i manuali dell’epoca, ogni oggetto e ogni pietanza che arriva in tavola ha la sua specifica raison d’être. Tutto si codifica nella realizzazione del pasto: dagli abbinamenti di sapori, alla posata o al bicchiere più idonei.

Pur inserendosi nel filone delle pellicole dedicate al cibo, Il gusto delle cose ne rimane ai margini. L’attenzione e la cura profusi, non sono altro che un riflesso dell’amore di cui il film parla: amore per il buon mangiare, per lo stare insieme a tavola, per la natura e tutto ciò che ha da offrirci.