The Regime – Il palazzo del potere è uscita (su Sky) in un periodo particolarmente ricco di serie tv di successo come Shogūn o Supersex. Nonostante ciò, non ha lasciato il pubblico indifferente. Targata HBO, vede protagonista una straordinaria Kate Winslet nei panni di Elena Vernham, cancelliera che incarna in un immaginario paese dell’Europa Centrale l’ideale del leader autoritario e tiranno.
Tutto ciò concorre a creare in noi l’immagine di un despota: dal modo in cui i cittadini rispondono al suo potere, agli atteggiamenti che ha nei confronti di sé e degli altri. Vittima delle sue stesse paranoie (ad esempio il fatto di non volere nessuno che le respiri accanto), la Vernham finirà per mandare il suo regime alla deriva.
Ma andiamo per ordine. Cosa ci insegna davvero questa serie? E quali sono, soprattutto in un periodo delicato come questo, i pro e i contro di The Regime?
Kate Winslet
THE REGIME È LO SPECCHIO DEL NOSTRO TEMPO?
Diciamocelo, qualcosa di vero c’è. E non è stato forse questo l’obiettivo degli sceneggiatori? Con soli 6 episodi quello che si è cercato di delineare (a tratti con scarsi risultati) è la caricatura dei tiranni contemporanei in una dittatura che potremmo definire soft. In buona sostanza una fittizia strutturazione dell’Unione Europea, facendo credere al popolo di essere democratici ma nel contempo sopprimendo, anche con piccoli gesti, la libertà del singolo. Tutto il potere concorre così nelle mani di pochi, finendo nell’appiattimento che impera nei media fra i giovani e in ogni realtà sociale, col risultato d’isolare le persone relegandole ai margini, incapaci di prendere decisioni per sé e per gli altri.
L’unica pecca di The Regime risiede nel fatto di essere stata fin troppo caricaturale ricadendo in una descrizione, anche della stessa Kate Winslet, fin troppo stereotipata. Nonostante la consapevolezza che lo scopo degli sceneggiatori fosse proprio questo, cioè portare allo stremo le caratteristiche estetiche e caratteriali dei protagonisti, si finisce a tratti nello scontato e nel banale, non riuscendo a capire fino in fondo dove si vuole andare a parare.
LE 2 FACCE DI ELENA VERNHAM
Dispotica, autoritaria, arrogante, ma al tempo stesso paranoica, insicura con tendenze ossessivo-compulsive, germofobica e ossessionata dalla muffa al punto di reclutare l’ex soldato Zubak (Matthias Schoenaerts) per starle accanto analizzando l’umidità dell’aria e purificando ogni angolo del palazzo.
Matthias Schoenaerts
Tutti la temono, ma la prima persona che deve temere è se stessa e il suo senso d’inferiorità, a tratti visibile, nei confronti del padre defunto (il cui corpo è conservato in una bara di vetro all’interno di una cripta) con cui lei si confida e si sfoga, in modo da innalzare il proprio delirio d’onnipotenza cercando approvazione da una figura morta, ma trattata come se fosse viva. La figura di Elena si potrebbe paragonare a quella di Lady Macbeth: amorale, spietata e assetata di potere con un marito (Guillaume Gallienne) titubante, influenzabile e talmente irresoluto da apparire quasi snervante.
Bisogna ammettere che la Winslet svolge un lavoro impressionante sul suo personaggio, sia a livello psicologico sia estetico, ulteriore conferma della sua capacità attoriale. Bellissimi sono poi gli accostamenti di outfit, sempre precisi e puntuali, che rispecchiano lo stato d’animo della cancelliera. In ogni puntata il suo personaggio evolve, mostrando man mano che si procede i suoi dubbi, le sue perplessità. E poi quell’espressione, che muta sempre di più accompagnando gli spettatori verso l’inesorabile caduta, sua e del suo impero. Non c’è da stupirsi, quindi, che l’attrice britannica abbia saputo tenere alto l’andamento della serie e che HBO abbia scelto proprio lei per questa produzione, considerando che aveva già collaborato in Omicidio a Easttown e Mildred Pierce. Insomma, Kate Winslet è una bomba e la serie in sé funziona grazie a lei.
Hugh Grant
The Regime è uno scorcio di ciò che è stato e di ciò che, in modo meno grottesco, sta succedendo nella realtà. Sono evidenti, infatti, i riferimenti ad attuali personaggi politici. Il problema è che potremmo elencarne a iosa, di personalità che hanno qualità simili se non identiche alla temibile Elena Vernham. Altrettanto simili sono le caratteristiche da ricercare nel leader dell’opposizione Edward Keplinger, interpretato da Hugh Grant, che recita per la prima volta con la Winslet. Keplinger aizza il popolo contro la cancelliera, portandola inevitabilmente verso il collasso in un vortice emotivo sempre più precario.
In conclusione, The Regime – Il palazzo del potere funziona a metà. Sì per quanto riguarda gli attori, un po’ meno per la struttura narrativa della storia che non aggiunge nulla di nuovo a ciò che già si conosce. Ma se l’obiettivo era farci riflettere attraverso la satira, hanno colpito nel segno.