Quando si parla di pellicole tratte da fumetti, è impossibile evitare rimandi all’origine dell’opera. Hellboy è una striscia ideata nel 1993 da Mike Mignola per la casa editrice Dark Horse: quindi fuori dai canali “mainstream” come DC Comics e Marvel. La storia narra di un piccolo demone ritrovato nel 1944 durante un rito evocativo di Rasputin in combutta coi Nazisti. Durante un conflitto, il cucciolo demoniaco viene recuperato e adottato dagli americani per poi diventare un detective del paranormale impegnato in mille avventure a cavallo dei 2 mondi. Hellboy è una serie fertilissima di fumetti che ha già avuto 2 trasposizioni cinematografiche di Guillermo del Toro: Hellboy (2004) e Hellboy: The Golden Army (2006). Dopo la sua decisione di abbandonare il progetto, la produzione ha rinnovato completamente la serie ripartendo da zero, cambiando interprete e affidando la direzione a Neil Marshall, regista dalle radici fondamentalmente horror: si è ritenuto, infatti, che il nuovo Hellboy dovesse essere più fedele all’originale del fumetto con ambientazioni decisamente più dark. In tal senso, le pellicole di del Toro se ne distaccavano con decisione inaugurando quella “poetica del mostro” che raggiungerà il suo apice nello splendido La forma dell’acqua (2017).

Dalle prime inquadrature del “reboot”, capiamo di essere sprofondati in un abisso di crudeltà e ferocia senza veli. Mentre il film del 2004 celava l’orrore (paradossale la mancanza di sangue anche nei combattimenti più violenti), qui nulla viene lasciato all’immaginazione: fluidi umani a fiumi, corpi straziati con dovizia di particolari, una rappresentazione horror cupa e provocatoria, musica metal a tutto volume, dialoghi serrati e le solite (ahimè) battute comiche a interrompere duelli e stragi, come l’infelice riferimento alla pistola regalata al protagonista dal padre adottivo: «Altri bambini ricevono dal papà il Lego…».

Un film, insomma, per adolescenti “trentenni”: divertente, veloce, visionario; che nulla concede all’arte o alla poetica (delegando questo lavoro all’ottima interpretazione di David Harbour: vale assolutamente la pena di sentirlo in lingua originale), ma confinandola in poche e brevi scene. D’altra parte si tratta di puro intrattenimento dove gli attori (brava anche Milla Jovovich) sembra giochino un ruolo secondario rispetto agli espedienti narrativi e soprattutto spettacolari ed effettistici della storia. L’estetica è ovviamente perfetta: ampio utilizzo di CGI (computer-generated imagery), una fotografia necessaria e tecnicamente ineccepibile, senza tuttavia nulla concedere all’arte. Ne è  riprova un effetto vertigo mal riuscito e tenuto inspiegabilmente nel montaggio della scena con Baba Yaga. Questo Hellboy si distinguerà dai precedenti anche per il divieto ai minori, cosa che certamente ha lasciato liberi gli autori di allestire una messinscena più audace. O meglio… così dovrebbe essere: scopriamo infatti che in una rappresentazione splatter senza limiti un oscuro sortilegio magico sembra impedire la visione di un semplice seno o di un capezzolo… della bella Milla. Paura che i minorenni (che si accalcheranno a scaricare il film “proibito”) possano restarne turbati?

 

Foto: © M2 Pictures