Un dramma che non esita a scavare nei segreti di una famiglia, concentrandosi sull’inaridirsi dei sentimenti coniugali. Palma d’Oro alla 76° edizione del Festival di Cannes, diretto da Justine Triet e da lei sceneggiato insieme al marito Arthur Harari, Anatomia di una caduta (Anatomie d’une chute) ha collezionato pareri entusiastici e un notevole successo ai botteghini francesi.

Sandra (Sandra Hüller) è una nota scrittrice che vive in uno chalet di montagna sulle Alpi francesi insieme al marito Samuel (Vincent Swann Arlaund) e al figlio di 10 anni Daniel (Milo Machado Graner), ridotto alla cecità per colpa di un incidente avvenuto qualche anno prima. Samuel, anch’egli scrittore ma a differenza della moglie senza alcun libro pubblicato, si dedica all’educazione del figlio oltre a occuparsi della ristrutturazione della baita che la coppia vorrebbe trasformare in un bed and breakfast per aumentare le proprie entrate.

Vincent Swann Arlaund e Sandra Hüller

Una mattina, Sandra attende un’ospite: è una studentessa, desiderosa d’intervistarla per poter scrivere una tesi universitaria sui suoi libri. La situazione sembra alquanto tesa: mentre Daniel è uscito con il cane per una passeggiata nei boschi, il dialogo viene interrotto da Sandra a causa del volume della musica sparata dalle casse dello stereo al 3° piano, dove Samuel sta lavorando. Tant’è che la ragazza se ne va, con l’accordo di ricominciare l’intervista in circostanze più adatte.

Milo Machado Graner

Rientrando a casa, il cane precede Daniel che inciampa nel corpo del padre, disteso sulla neve con una vistosa ferita alla testa. L’inconcludente autopsìa (Samuel potrebbe essere stato colpito da un corpo contundente, o essere semplicemente caduto e aver sbattuto la testa) farà di Sandra la prima sospettata, accusata dell’omicidio del coniuge. Sicchè dopo aver assunto come avvocato un vecchio amico ancora innamorato di lei, la donna inizia il proprio cammino attraverso le intricate maglie della giustizia per dimostrare la sua innocenza.

Il processo, lungo e doloroso, metterà inevitabilmente a nudo il rapporto di coppia e il precario equilibrio familiare, mascherato da una pacata quotidianità. Perfino Daniel sarà chiamato a testimoniare e verrà più volte ascoltato dal magistrato inquirente. Che le problematiche fra Sandra e Samuel fossero innumerevoli, lei ne è pienamente consapevole, tanto da nasconderle agli investigatori per timore di sembrare ancora più colpevole. È una donna forte, quasi prevaricatrice, che sembrava aver perso ogni stima dell’uomo che aveva sposato.

Le loro discussioni erano feroci, ma oneste: l’una non aveva paura di mostrare il proprio malcontento all’altro e viceversa. Il processo non farà che evidenziare le fragilità del loro rapporto, nonostante fosse mantenuto in piedi da entrambi. Se l’accusa si basa su insinuazioni e preconcetti legati più che altro allo stile di vita libero di Sandra e all’inversione dei classici ruoli familiari, con la protagonista capofamiglia e il marito succube della sua forte personalità, la difesa punterà tutto sul suicidio del debole Samuel.

Non è importante, in fin dei conti, la conclusione di Anatomia di una caduta, quanto il viaggio che la regista ci fa compiere nel microcosmo di una coppia disamorata e del loro figliolo, che assiste attonito e sconcertato a tutto l’iter giudiziario della madre.