New Jersey. È notte e dalla radio della polizia parte un allarme per la ricerca di un sospettato, maschio e sui 30 anni, presumibilmente armato. Viene fermato un furgone con il retro pieno di cani: alla guida c’è un uomo travestito da Marilyn Monroe, ferito e sanguinante. Non riuscendo a farsi dire nulla da lui, dopo averlo trasferito in carcere viene contattata la psicologa di riferimento (Jojo T. Gibbs). È così che entriamo nel mondo di Douglas (Caleb Landry Jones), indiscusso mattatore di Dogman, il nuovo film diretto da Luc Besson.

Persona estremamente educata e rispettosa, sotto al travestimento Douglas nasconde una storia di abusi e di terrore, cresciuto com’è in una famiglia ultra cattolica con un padre violento, una madre succube e un fratello maggiore che asseconda il genitore in ogni sua follia: come organizzare incontri clandestini fra cani, allevati maltrattandoli e riducendoli alla fame. Cani che sono l’unico suo conforto. Sicchè quando il padre scopre che a sua insaputa nutre e coccola gli animali, lo rinchiude in gabbia obbligandolo a vivere esattamente come loro. D’ora in avanti, il ragazzo dovrà superare una lunga serie di eventi catastrofici che lo costringeranno addirittura su una sedia a rotelle, ma non si arrenderà mai. Grazie all’amore dei suoi unici, veri amici, riuscirà a condurre una vita sempre ai margini, ma con uno scopo.

In una sorta di dark graphic novel, Douglas racconta alla psicologa tutti gli avvenimenti che l’hanno condotto dove ora si trova. Il bisogno di ristabilire un ordine dove l’ordine non c’è, la ridistribuzione di una ricchezza concentrata nelle mani di pochi e la difesa degli emarginati sono le spinte che l’hanno tenuto in vita. Tra scambi di favori con disgraziati come lui, uno spettacolo di drag queen ogni venerdì sera e la routine con i fedeli cani, Douglas conduce un’esistenza serena che solo lui riesce ad apprezzare. Riuscirà a ottenere la vendetta che merita ma che non brama; e quell’amore che lo stesso Dio, spesso nominato e nonostante tutto amato, sembra avergli negato dalla nascita.

Un po’ Joker, un po’ Fantasma dell’Opera, Dogman è un film bellissimo: sia per la prova attoriale di Caleb Landry Jones, superbo nel suo ruolo, sia per la colonna sonora e la fotografia; senza contare gli splendidi cani di ogni razza e dimensione che impariamo ad amare lungo tutta la vicenda.

Con Dogman, Luc Besson torna alla regia dopo alcune vicende personali che negli ultimi anni lo avevano tenuto lontano dalla macchina da presa. E lo fa riavvicinandosi alle storie che l’hanno reso famoso nel mondo (Léon su tutte) raccontando una vita ai margini: “pulp” il giusto, con un gusto per la drammaticità che prende il cuore e un grande attore al suo fianco. La frase con cui il regista ha deciso di aprire il film, (“Ovunque ci sia un uomo infelice, Dio invia un cane”, citazione del poeta e politico dell’800 francese Alphonse Lamartine) spiega perfettamente il senso di tanta bellezza e di tanta dolcezza.