Come l’omonimo romanzo di Rachel Joyce da cui è tratto, L’imprevedibile viaggio di Harold Fry diretto da Hettie MacDonald è una celebrazione della vita; un ritratto sincero dell’amore universale, sullo sfondo della straordinaria bellezza della campagna inglese.

Harold (Jim Broadbent) è sposato da una vita con Maureen (Penelope Wilton) e ha sempre vissuto senza prendere iniziative, restandosene in disparte. Ex impiegato di un birrificio, trascorre le sue giornate in sostanziale apatìa, con la moglie che sbriga le pulizie nella loro classica casetta inglese, in una classica cittadina della provincia inglese, fra saluti ai vicini e piccole commissioni quotidiane. L’arrivo di una lettera (sì, proprio una lettera, non una mail) da parte della sua vecchia collega Queenie (Linda Bassett), sconvolge la sua monotona tranquillità.

Queenie ha un cancro in fase terminale e scrive ad Harold per un ultimo saluto. Lui prova a mettere per iscritto i migliori auguri per lei, che non sente da almeno 25 anni. Esce di casa per andare a imbucare la lettera, ma non riesce a decidersi e così vaga passando da una buca per le lettere all’altra, fino a ritrovarsi in un mini market. Ed è qui che una giovane commessa gli dice qualcosa che lo fa riflettere a proposito della fede, non necessariamente religiosa: parla a proposito del credere profondamente in qualcosa, al punto da farlo diventare vero.

Harold ha una folgorazione e decide di partire per un viaggio a piedi dalla sua Kingsbridge fino a Berwick-Upon-Tweed per raggiungere Queenie nello Hospice che la ospita, nella speranza che l’attesa del suo arrivo faccia sopravvivere l’amica in fin di vita. Avvisa la clinica, telefona alla moglie avvertendola della decisione e si incammina. Maureen lo attende a casa, ignara delle sue intenzioni. Il viaggio sarà lungo e inevitabilmente farà scalpore in tutta la nazione, fino a diventare un caso giornalistico.

Durante il cammino, il protagonista farà nuove amicizie e troverà, addirittura, un gruppo di persone che si unirà a lui per sostenerlo e spingerlo a raggiungere il suo obiettivo; ma soprattutto imparerà ad apprezzare anche le piccole cose e vivrà come in un sogno, fino ad arrivare a comprendere il senso della vita. Con il suo coraggioso salto nell’ignoto, Harold dimostra che a volte è possibile guarire attraverso un atto di fede: in lui covano inquietudini e conflitti, eppure quel peregrinare è quasi poetico, di sicuro toccante.

La rigogliosa natura e gli splendidi paesaggi inglesi occupano, naturalmente, un ruolo importante: dalle figure create dagli stormi in volo all’imbrunire, allo spettacolo della campagna che si spande a vista d’occhio, sino alla freschezza dei ruscelli dove Harold si lava. Tutto è dolce, silenzioso, accogliente: anche l’oscurità dei boschi e il guaito delle volpi.

«È una storia bella e ottimistica, che ci esorta a essere coraggiosi e ad affrontare il buio, anche se ci fa un po’ paura», spiega la regista Hettie MacDonald. «L’incredibile viaggio di Harold Fry ci insegna che le cose possono cambiare e che, grazie a un atto di fede, possono accadere cose belle».