Girata nel 1987 da Wim Wenders, considerata a ragione pellicola fra le sue più amate dal pubblico, Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin) ritorna a partire da oggi nei cinema italiani in versione restaurata dalla Wim Wenders Foundation, grazie alla collaborazione fra la Cineteca di Bologna con il suo progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema e CG Entertainment, il nuovo distributore della library dei film del regista tedesco.
Oltre a Bruno Ganz, iconico attore wendersiano, alla fascinosa Solveig Dommartin e al tenebroso Nick Cave, ripreso dalla cinepresa in modo sublime accanto agli inseparabili Bad Seeds, il film presentato in concorso al 40° Festival di Cannes dove si aggiudicò il premio per la miglior regia vede la partecipazione straordinaria di Peter Falk nei panni di se stesso, di un regista impegnato a girare un lungometraggio bellico e di un ex angelo:
«Peter è stato l’ultimo a unirsi al gruppo. La sua parte era quasi un’idea da commedia: doveva essere una persona molto famosa, di cui si scopriva un po’ alla volta che in passato era stato un angelo», ha avuto modo di raccontare Wenders. «All’inizio ho pensato a pittori, scrittori, addirittura a uomini politici come Willy Brandt, ma non era possibile girare con gente tanto occupata. Inoltre, doveva essere qualcuno talmente noto da poterlo subito riconoscere e dire: “Ah, anche lui è stato un angelo? ”. Sicchè una sera ho telefonato a Peter Falk e gli ho raccontato una confusa storia di angeli custodi, di un circo, di una trapezista, di un attore americano che adesca i suoi ex-colleghi… Dopo una pausa, mi ha chiesto se potevo inviargli la sceneggiatura. Gli ho risposto che non era possibile: non potevo spedire una sola pagina che riguardasse l’ex angelo, per il semplice motivo che la parte non era ancora stata scritta. Era solo un’ipotesi».
«Può sembrare strano, ma se Peter avesse letto la sceneggiatura forse non avrebbe accettato. Un venerdì sera è arrivato a Berlino e abbiamo sviluppato le sue scene nel weekend, girandole la settimana successiva», ha aggiunto il regista. «La troupe e il lavoro gli piacevano così tanto che alla fine è rimasto una settimana in più, sperando di poter girare ancora qualcosa. Non conosceva Berlino e andava a passeggio tutto il tempo. Somigliava un po’ al suo personaggio nel film: lo cercavamo sempre e intanto lui se ne stava a gironzolare da qualche parte».
Il cielo sopra Berlino è abitato da angeli, che condividono con il genere umano lo spazio ma non il tempo e tantomeno il colore: «L’idea mi è giunta dalle fonti più svariate: anzitutto dalla lettura delle Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke, poi dai dipinti di Paul Klee, dall’Angelo della storia di Walter Benjamin e da un brano dei Cure che parlava di “fallen angels“. In più riflettevo su come a Berlino convivessero e si sovrapponessero presente e passato, immagini doppie nel tempo e nello spazio a cui venivano ad affiancarsi ricordi d’infanzia, di angeli in veste di onnipresenti e invisibili osservatori».
Ma che rumore fa un angelo mentre precipita dal Cielo? Il suono del rock e della new wave di un’indimenticabile colonna sonora che alterna brani di Nick Cave, Laurie Anderson, Tuxedomoon, Crime & The City Solution, Minimal Compact, Sprung aus den Wolken e Laurent Petitgand.