Fa ritorno a Ventotene il regista Paolo Virzì e a distanza di una trentina d’anni da Ferie d’Agosto ci regala Un altro Ferragosto, impietoso ma assai divertente affresco del Belpaese scritto con Francesco Bruni e il fratello Carlo. Ferie d’Agosto terminava con Cecilia (Laura Morante) che confessava a Sandro Molino (Silvio Orlando) di essere rimasta incinta. Colui che era soltanto un seme di speranza sul declinare di un’estate burrascosa, diventerà Altiero (nome dato da Sandro in memoria degli antifascisti in esilio sull’Isola di Ventotene). Altiero (Andrea Carpenzano) è ben conscio di rappresentare tutto quello che il padre odia (e quindi ha nei suoi confronti un rapporto molto complicato), vive in America, ha sposato un fotomodello ed è ricco, avendo creato e venduto un’app che nasconde i dati personali di chi la utilizza.

Christian De Sica, Vinicio Marchioni e Sabrina Ferilli

Un ultimo agosto da vivere insieme sull’isola tanto amata e con gli amici di sempre è il desiderio inespresso di Sandro, da tempo malato, che Altiero realizza grazie ai vituperati denari. Tutta la truppa del 1996, quindi, torna a Ventotene con alcune differenze: Martina, ormai giovane donna con un figlio, Tito; i succitati Sandro e Cecilia; la coppia gay formata da Betta e Graziella, sempre sull’orlo di una crisi; l’alternativo Roberto, con l’eterno desiderio di conquistare il genere femminile; lo scanzonato Ivan, grillino d’antan.

Insieme a loro, guarda caso, sbarcano sull’isola i Mazzalupi per festeggiare il matrimonio di Sabrina (Anna Ferraioli Ravel), che a furia di guardare Non è la Rai e Mtv è finita per diventare un’influencer e conduce una vita agiata. Sta per sposare il suo manager Cesare (Vinicio Marchioni) e con lei ci sono mamma Luciana (Paola Tiziana Cruciani), zia Marisa (Sabrina Ferilli) e il suo nuovo compagno Pierluigi (Christian De Sica) oltre al fratello, ai cugini e a un imprecisato numero di “giornalisti ” e followers.

Laura Morante e Silvio Orlando

Luciana e Marisa, dal canto loro, sono entrambe vedove e la prima soffre di demenza – se non di amarezza – senile, mentre Cesare è a Ventotene con l’ex consorte Daniela (Emanuela Fanelli) e il loro figlio, il quale punta decisamente alle nozze con Sabry che gli spalancherebbero le porte della politica: a destra, forte del motto “memento audere semper ” coniato da Gabriele D’Annunzio e tatuato sull’avambraccio. Il revival isolano dei 2 nuclei famigliari sarà fonte di nuovi scontri ideologici, politici e verbali (esilarante quando Cesare dà del radical chic a Sandro) fino all’inevitabile epilogo vacanziero.

Virzì, dunque, festeggia i suoi 60 anni narrando un’Italia sempre più polarizzata e divisa fra destra e sinistra, comunisti e fascisti, intellettuali e popolari. Lo scontro fra i 2 mondi messi in scena è evidente: tv con antenna contro candele e docce all’aperto; social media contro libri e cultura cartacea; virtuale contro reale. È uno sguardo corale verso un passato che non siamo riusciti a scalfire, verso chi non c’è più (Ennio Fantastichini e Piero Natoli) e sull’ineluttabilità del futuro in ogni sua forma, anche la morte.

Nessuno ne esce vincitore: né i professori con le loro occhiate altezzose e giudicanti, tantomeno gli arricchiti con i loro tatuaggi e i loro macchinoni. L’Italia messa in scena in questo sequel è la stessa del 1996 e di sempre, con solo qualche anno in più. Nulla infatti è cambiato mentre tutto cambiava; niente è migliorato, ma neanche troppo peggiorato. Siamo tutti in un limbo che il regista livornese ci racconta come meglio non potrebbe (fantastico il caotico e accorato monologo di Daniela alla fine del film) con un sorriso amaro e un cast attoriale di ottimo livello.