La carriera dei Beatles è stata documentata, raccontata, contraffatta a tal punto da far pensare che non ci siano altre nuove sorprese da scoprire. Non è assolutamente vero. L’iterazione e la sperimentazione sono sempre state le loro caratteristiche distintive, ma l’album Revolver – uscito il 28 ottobre in una nuova special edition remixata e ampliata – ha evidenziato come i Fab 4 accelerassero i tempi su quanto di più innovativo. Ciò è in parte dovuto a nuove esperienze di vita che si sono infiltrate nella loro musica dopo gli ultimi anni trascorsi in modo (a dir poco) vorticoso. Paul McCartney stava esplorando l’arte e la musica d’avanguardia; John Lennon stava leggendo Il libro tibetano dei morti; George Harrison studiava sitar e misticismo indiano; Ringo Starr aveva trasformato la sua cantina in un pub.

John Lennon, Ringo Starr, George Harrison, Paul McCartney
© Apple Corps Ltd

Registrato fra l’inizio di aprile e la fine di giugno del 1966, Revolver è un mosaico di stati d’animo e di stili: dallo spirito psichedelico, al pop orchestrale; dal rock influenzato dall’R&B, al folk più schietto. Rappresenta, inoltre, l’inizio di quella che viene definita la loro “fase in studio” (nell’agosto del 1966 finiranno definitivamente di esibirsi in concerto).

Gran parte della musica e dei testi riflettono le esperienze della band con le droghe al fine, come da loro stessi dichiarato, di «espandere la mente». Se She Said She Said è stata ispirata da un viaggio acido di Lennon, l’alter ego dispensatore di pillole Doctor Robert e la nota in stile Motown di McCartney sulla marijuana, scandiscono Got To Get You Into My Life. L’atmosfera tende comunque a variare senza fossilizzarsi su un medesimo concetto: ad esempio, la spiritualità che permea la sofisticata ed emotiva Eleanor Rigby che contrasta piacevolmente con l’innocenza di Good Day Sunshine.

Come per le recenti ristampe di altri album dei Beatles, il figlio di George Martin, Giles, si è occupato della produzione e del remix di Revolver senza stravolgerne l’essenza, ma amplificando le sfumature musicali esistenti da una prospettiva contemporanea, facendo in modo che tutte le canzoni suonino più fresche. Giles ha lavorato con il team audio di Peter Jackson (regista e produttore del documentario Get Back) sulla tecnica del “de-mixing” dei nastri originali, utilizzando una tecnologia all’avanguardia per isolare le singole parti strumentali.

Anche se questa nuova edizione non ha quelle profondità caleidoscopiche del remix del 2017 di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, i nuovi dettagli dell’album svelano nei brani significati più profondi. Le armonie di accompagnamento in Here, There And Everywhere rielaborano la melodia come una canzone d’amore rock’n’roll vecchio stile; il pianoforte fuori chiave in I Want To Tell You, rispecchia una forma d’insicurezza del compositore e il rimbombante basso di McCartney in Taxman illumina il tono pungente e cinico dei testi di Harrison.

I nastri di lavoro e le demotape sono certamente affascinanti a testimoniare che, seppure i Beatles si stiano divertendo (in una ripresa di And Your Bird Can Sing esplodono in una risatina e riescono a malapena a finire la canzone) molte delle demo suggeriscono che il disco avrebbe potuto essere malinconico. Lo dimostrano la versione casalinga di She Said She Said, molto più tempestosa; una più ascetica e decisamente struggente Here, There And Everywhere; Yellow Submarine che sul registratore di casa nasce come una ballata folk i cui versi iniziali, scritti da John Lennon, riportano a ricordi d’infanzia a metà strada fra Julia e Strawberry Fields Forever. Solo il mix finale, con il ritornello scritto da Paul McCartney e affidato alla voce di Ringo Starr, ne farà quella canzoncina che tutti conosciamo e che John ha “cupamente” tollerato. Interessante, poi, evidenziare la versione di Rain alla velocità originale (quella del disco ufficiale è volutamente rallentata).

Su 5 Cd, 4 Lp e 1 Ep di Paperback Writer/Rain, la Special Edition di Revolver – 63 tracce in totale: l’album originale in stereo, mono, su Dolby Atmos, più outtakes e demo – è inoltre impreziosita da un libro rilegato di 100 pagine con foto e scritti di Paul McCartney, Giles Martin, Klaus Voormann (che ha disegnato la copertina), la leggenda dell’hip hop Questlove e lo storico Kevin Howlett. La Standard Edition, invece, ha l’album originale di 14 tracce su Cd, Lp, digitale.

Annota McCartney nella prefazione del libro: “Quando ci è stato chiesto quale fosse la nostra formula, John e io abbiamo detto che se ne avessimo trovata una, ce ne saremmo sbarazzati immediatamente “. Questo spiega perché in questo album, così come in ogni disco in studio che registravano, i Beatles cercavano sempre nuovi modi per esprimersi e portare avanti la loro musica. A maggior ragione con Revolver, che getta le basi per una musica ancora più ambiziosa a divenire.