Ho fotografato una donna nera, chiusa in una gabbia trasparente; vendeva biglietti per la metropolitana: una prigioniera indifferente, un’isola immobile, fuori dal tempo nel mezzo delle onde dell’umanità che le scorreva accanto e si mescolava e si separava attorno alla sua prigione di ghiaccio e solitudine”. Nel 1969, il fotogiornalista bresciano Gian Butturini (1935-2006) introduce così il suo libro London by Gian Butturini, straordinario reportage di immagini scattate fra gli scampoli della Swinging London dove tutto è (all’apparenza) modaiolo e “per bene”. Difatti, scomode/fastidiose presenze fra gruppi di ragazze in minigonna sfilano dinnanzi all’obiettivo fotografico: chi si fa il buco d’eroina, chi è immigrato, chi è nero, chi è emarginato eppure “tira innanzi” la propria vita, “esiste” nella City. Anche se tutti fingono di non accorgersene.

Quel rivoluzionario volume colmo di fotografie vive, dolenti, sgranate, colte in piena luce o affosate nell’ombra, viene ristampato nel 2017 per ribadire ciò che era stata per tutta la sua vita la mission di Butturini: narrare e prendere le difese dei più deboli scagliandosi contro ogni forma di violenza e discriminazione. Senonchè nel 2019 Mercedes Baptiste Halliday, studentessa britannica di colore, si scaglia via Twitter contro un’immagine che accosta 2 scatti fotografici: da una parte una donna nera che vende i biglietti della metro, dall’altra un gorilla in gabbia che, aveva annotato il fotoreporter, “riceve con dignità imperiale sul muso aggrottato le facezie e le scorze lanciategli dai suoi nipoti in cravatta. Apriti cielo. L’anatema di Mercedes raggiunge il proprio scopo: travolgere social e media agitando come un infamante trofeo la stereotipata equazione “donna nera = scimmia”. Né sfugge alla “caccia alle stregheMartin Parr, il gran maestro della fotografia contemporanea che aveva curato la ristampa del volume dopo aver definito la prima edizione di London by Gian Butturini «un gioiello trascurato» da riportare a ogni costo all’attenzione del maggior numero di persone possibile.

Dietrofront scontato nel luglio 2020: Parr ammette che sì, c’è del razzismo nell’accostamento di quelle 2 foto, si cosparge pubblicamente il capo di cenere, dà le dimissioni da direttore artistico del Bristol Photo Festival e chiede che il libro venga al più presto messo al macero. Non ha però fatto i conti con Tiziano e Marta, i figli di Butturini, i quali ottengono da Damiani Editore la restituzione delle copie ritirate dal mercato e danno il via a una battaglia affinchè non solo venga ristabilita la verità contro la surreale, grottesca controversia, ma venga precisato una volta per tutte che London va identificato come una preziosa testimonianza artistica, politicamente impegnata e volutamente provocatoria.

© Gian Butturini

30 di quelle fotografie (potete richiedere il libro inviando una mail ad archiviogianbutturini@gmail.com a fronte di una sottoscrizione di € 40 + le spese di spedizione a sostegno delle attività dell’associazione) sono ora in mostra fino al 31 gennaio 2021, 24 ore su 24, con il titolo Save The Book – London by Gian Butturini sul sito www.gianbutturini.com. Solo così, ridando dignità intellettuale all’uomo prima ancora che al fotoreporter, difenderemo la libertà d’immagine e di pensiero.