C’era una volta il 1984, anno in cui le figurine si “indossavano” come capi d’abbigliamento sui diari di scuola, le ante degli armadi, i motorini. Ma a “indossarle” meglio d’ogni altra cosa era una cartellina rosa fucsia/gialla fluorescente con tanto di bottone a calamita e il saettante logo di Fiorucci, fatta apposta per archiviare 28 schede mobili dove attaccare 200 immagini (che invidia chi è riuscito a collezionarle tutte!) che oggi sono reperti di un’arte pop ipercolorata. In quell’anno orwelliano (nel senso di George Orwell che nel ’49 aveva anticipato i tempi pubblicando il romanzo 1984, quello del Grande Fratello ma non tv) le Edizioni Panini di Modena hanno l’idea geniale di mettere in circolazione 25.000.000 di bustine equivalenti a 105.000.000 di figurine. Anzi, di Fiorucci Stickers: mini opere d’arte grafica che raccontano la casa di moda orchestrata da Elio Fiorucci (1935-2015), universalmente conosciuta con 3 date epocali in curriculum, cioè il ‘67 (inaugurazione del negozio a Milano, corso Vittorio Emanuele angolo Galleria Passarella), il ‘75 (store di Londra, King’s Road) e il ‘76 (megastore di New York, East 59th Street, definito “the daytime Studio 54”).

Proprio a quegli stickers che hanno fatto da linguaggio espressivo e pubblicitario della Fioruccimania è dedicata la mostra POP THERAPY. Lo spirito rivoluzionario delle figurine Fiorucci. Suddiviso in sezioni, il percorso espositivo ricalca fedelmente le 6 tematiche dell’album – Fiorucci Story, Electron, Pin Up, Dance, Romance, Swim – puntando su motivi grafici che per certi versi rimandano ad altri “cult” Anni ’80 come le illustrazioni dello Studio Convertino che griffavano le copertine dei dischi nonché Mister Fantasy, il programma televisivo di “musica da vedere” condotto da Carlo Massarini; e il design del Gruppo Memphis, fondato nell’81 da Ettore Sottsass.

Mentre Fiorucci Story declina le immagini più iconiche del brand come la sfilata di curve femminili viste da fotografi e grafici quali Oliviero Toscani e Augusto Vignali, ma soprattutto lo sticker N° 1 che è l’icona per eccellenza: i 2 angioletti con gli occhiali da sole creati da Italo Lupi nel ’70, Electron punta dritto al technopop, al futuribile, ai dischi volanti, ai videogames modello MTV; Pin Up propone lo stereotipo della diva hollywoodiana, con la partecipazione imprevista di 1 Mister Muscolo; Dance (lo dice la parola stessa) balla a più non posso, dal rock & roll al jive, passando per il cheek to cheek; Romance è un tripudio d’amore e di passione, citando vecchie pellicole cinematografiche e la Pop Art di Roy Lichtenstein; Swim celebra l’Estate balneare stile Beach Boys, ammiccando al vintage dei costumi da bagno. L’epilogo di questo irresistibile “come eravamo”, oltre a essere dedicato agli studi e ai progetti di spazi e arredi dei negozi Fiorucci (vedi foto dei punti vendita a cura dello CSACCentro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma) perlopiù affidati a designers e architetti quali Amalia Del Ponte, Ettore Sottsass, Michele De Lucchi, Franco Marabelli e Andrea Branzi, è completato dall’installazione di Ludovica Gioscia intitolata It’s Everything I’ve Always Wanted, All Plastic (È tutto ciò che ho sempre voluto, tutta plastica), come la frase che Andy Warhol pronunciò a proposito dello store newyorkese.

POP THERAPY
Lo spirito rivoluzionario delle figurine Fiorucci
Fino al 15 settembre 2019, Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive, Palazzo Santa Margherita, corso Canalgrande 103, Modena
tel. 0592032911/2032940

Foto: Fiorucci Stickers, 1984, Panini Modena
L’album per la raccolta di 200 Fiorucci Stickers
Il cartoncino estratto dall’album
2 figurine tratte dall’album
Courtesy Comune di Modena, Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive
Ludovica Gioscia, Pan, 2017, Baert Gallery, Los Angeles, © Joshua White, courtesy Baert Gallery Los Angeles e Ludovica Gioscia