Tutto è iniziato da un grande tennista, il parigino René Lacoste (1904-1996): insieme a Henri Cochet, Jacques Brugnon e Jean Borotra, 1 dei “4 moschettieri ” francesi di Coppa Davis. Quando l’avversario osava attaccarlo, lui  lo infilava con passanti millimetrici o lo superava con fantastici pallonetti.

René Lacoste in tutt’uno con Novak Djokovic, testimonial del marchio francese

Nel 1925, Lacoste è in America con l’equipe francese per i preliminari Davis. Giocherà a Philadelphia contro un tennista australiano. Nel frattempo si concede con il capitano della squadra, Pierre Gillou, una passeggiata nel centro di Boston. Si ferma davanti alla vetrina di una pelletteria, vede una valigia in coccodrillo e sussurra a Gillou: «Se mi aggiudicherò il match, me la regalerai». Purtroppo non sarà così, ma in compenso si meriterà la stima del giornalista George Carens, che all’indomani della partita scriverà: “Il giovane Lacoste non ha vinto la sua valigia in coccodrillo, ma ha lottato fino in fondo come un autentico alligatore ”.

Per gli americani diventa The Alligator; per i francesi, Le Crocodile. Rientrato in patria, l’amico Robert George gli disegna un “croc ” con le fauci spalancate che Lacoste fa ricamare all’altezza del cuore, sul blazer che indossa in campo. Lo stemma fa il giro del mondo, accompagnando il campione da una vittoria all’altra: Coppa Davis, Roland Garros, Wimbledon, Forest Hill… Nel 1929, a soli 25 anni, René si ritira dall’attività agonistica (nel 1931 e nel 1932 sarà il capitano non giocatore del team francese) ma non dal tennis inteso some filosofia e sport da gentiluomini.

Dopo aver inventato uno stile di gioco semplice ed elegante, progetta un capo d’abbigliamento che garantisca ai tennisti maggior libertà d’azione (rispetto alle camicie di tela a manica larga) e al contempo grande comfort. Bianca, a maniche corte, nel leggero e traspirante tessuto di jersey petit piqué, la maglietta concepita da Lacoste introduce una novità assoluta: dietro è appena più lunga che davanti, per rimanere ben rimboccata nei pantaloni anche nei movimenti più bruschi. La rivoluzione del mitico “modello 1212 ” ha inizio nel 1933, quando l’ex tennista entra in affari con André Gillier, proprietario del più grande maglificio francese dell’epoca. In giugno registrano il marchio La Chemise Lacoste, quindi pubblicano il 1° catalogo riservato a tennisti, golfisti e appassionati di sport marinari. Soprattutto, promuovono l’effige del coccodrillo, 1° logo a spiccare sulla parte esterna di un capo d’abbigliamento.

Da allora la griffe ha continuato a volare. Nel 1963, la chemise viene declinata in 4 colori che diventano 21 nel 1967 e oggi sono ben più di 50. Negli anni 70, René progetta la prima racchetta metallica: l’americano Jimmy Connors la impugnerà per inanellare i suoi successi. Rimane però la maglietta la pièce de résistance dell’impero Lacoste, tant’è che ancora oggi vengono utilizzati 20 chilometri di filo di cotone per una Lacoste da 230 grammi. I bottoni, in madreperla di conchiglie del Pacifico, vengono posizionati a mano prima di essere cuciti, mentre le asole vengono rifinite una per una. Ogni maglia, oltre a nascere dall’opera di mani specializzate vanta uno stuolo di prestigiosi “indossatori ” quali Ken Rosewall, Arthur Ashe, Rod Laver, Billie Jean King, Alex Corretja e Andy Roddick.

Venus Williams

Oggi, la campagna pubblicitaria intitolata Play Big vanta 2 grandi del tennis mondiale: il serbo Novak Djokovic e la statunitense Venus Williams, entrambi tra le fauci del coccodrillo. Per dare vita a questa spettacolare pubblicità, Lacoste si è rivolta a 4 menti creative affini per colore, luce, forma: gli artisti contemporanei Imruh Asha e Ibby Njoya, il fotografo Willy Vanderperre e il batterista Antonio Sánchez, autore della colonna sonora del film Birdman. Insieme hanno reinventato l’iconico coccodrillo come un magistrale mix d’ingegneria, arte tessile e artigianato, trasformandolo in un’opera d’arte lunga 8 metri e alta quasi 3. Ovviamente a fauci spalancate.