Violoncellista, nata il 31 dicembre 1963 nel kibbutz israeliano di Gazit da madre francese e padre argentino, Maya Beiser ha inciso 10 album solisti, partecipato a svariate colonne sonore, collaborato con compositori quali Steve Reich, Philip Glass, Brian Eno, James Newton Howard, David Lang, Michael Gordon, Louis Andriessen, Michael Harrison e Julia Wolfe nonché con il regista Bill Morrison, la visual artist Shirin Neshat, la danzatrice Wendy Whelan e la coreografa Lucinda Childs.
Clarinettista, compositore post-minimalista e direttore d’orchestra, nato a Chicago il 14 dicembre 1959, Evan Ziporyn si è confrontato più volte con musica classica, avanguardia, world music e jazz componendo musiche per ensemble come Silk Road Project, American Composers Orchestra, Boston Modern Orchestra Project, Kronos Quartet, Netherlands Wind Ensemble, Gamelan Sekar Jaya, Sentieri Selvaggi.
Ho scremato parecchio dai loro ipertrofici curricula ben lieto, oltretutto, che sia l’una sia l’altro abbiano militato nei Bang on a Can All-Stars: coloro, cioè, che hanno saputo mirabilmente rivisitare Music For Airports di Brian Eno e In C di Terry Riley. Lavorare in tandem, per Maya Beiser e Evan Ziporyn, significa perlomeno da un ventennio raggiungere grandi traguardi ma soprattutto coronare sogni come il più recente, che ha un nome e un cognome ben precisi: David Bowie. «Per la mia generazione», ha dichiarato Ziporyn, «Bowie si è rivelato una fondamentale ispirazione per tutto ciò che significava essere artista o persona creativa». «Era talmente versatile», ha precisato la Beiser, «da esplorare musiche evolvendosi in continuazione, senza mai scegliere la via più facile. Lui stesso, come individuo, ha rappresentato la totalità della sua arte».
Nel 2017 la coppia trasforma/trasfigura l’ultimo atto bowiano, il requiem Blackstar, in un concerto per violoncello accompagnato dalla Ambient Orchestra. Dopo il battesimo al Kresge Auditorium del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, la sinfonia viene portata tournée e nel 2018 Alex Rigopulos (co-fondatore della Harmonix Music Systems, l’azienda creatrice di videogame di successo come Rock Band e Guitar Hero) commissiona al collettivo Secret Portal che esplora l’utilizzo di tecnologie immersive negli spazi pubblici una presentazione visuale per Aura Blackstar: Bowie Cello Symphonic Visualized, show che dopo aver debuttato nel febbraio 2019 a Boston viene replicato a Barcellona, New York, Austin, Palo Alto, Burlington e Adelaide. Il cerchio si chiude con le registrazioni dell’album Bowie Cello Symphonic: Blackstar all’Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston e agli Area 52 Studios di Saugerties, NY.
Dal pathos di Blackstar fino alla catarsi di I Can’t Give Everything Away, Maya Beiser e Evan Ziporyn non si sono limitati a immergersi nella trascendenza dei brani, ma li hanno vissuti in ogni singolo passaggio arrivando al punto di somatizzarli. Cosicchè pedinando le atonalità e i fiati che collidono in ‘Tis A Pity She Was A Whore; immedesimandosi nello struggente flusso melodico di Lazarus; contrastando il rumorismo lancinante del Prelude To Sue (composto per l’occasione dai 2 musicisti); affiancando l’incedere magmatico e urticante di Sue (Or In A Season Of Crime); metabolizzando l’avviluppante sinfonismo di Girl Loves Me e accondiscendendo lo spleen melanconico di Dollar Days, il violoncello (sotto le dita della Beiser) oltre a ispirarsi agli a solo del sassofonista jazz Donny McCaslin (mattatore in ★), si concretizza voce al posto della voce di Bowie che, ha sottolineato la musicista, «possiede questo incredibile range che si abbina alla perfezione al mio strumento», evocandone con spontaneità lo spirito. E sebbene le parole siano assenti, il loro significato riempie fino all’orlo il divenire della musica. Bene, bravi, bis.
Post scriptum: da ascoltare immediatamente dopo avere ascoltato ★, Bowie Cello Symphonic: Blackstar include come bonus track Ziggy Stardust e Life On Mars? con il batterista Zackary Alford (Earthling, The Next Day, Outside Tour, Earthling Tour).