Lo Zoo di Berlino, quello originale, “ospita” purtroppo 20.129 animali di 1.373 specie diverse. Non so se questo coacervo di diversità, oppure il romanzo Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino scritto da Christiane F., abbiano ispirato il nome di questo trio. Andrea e Diego Pettinelli (tastiere e basso cooperativi, più Massimiliano Bergo alla batteria) sono i 2 fratelli marchigiani che hanno fondato Lo ZOO di Berlino dopo essersi stabiliti a Sermoneta, in provincia di Latina, incantevole borgo laziale nella zona “eruttiva” dei Monti Lepini.

Sono infatti gli Appennini a fare da sfondo ai 2 luoghi storici di Fabriano e Sermoneta; e il fatto che Andrea sia anche un abile arrampicatore non è alieno alla voglia di ricerca e alle prove difficoltose. Tant’è che l’inusuale formula musicale dello ZDB (basso, batteria e piano elettrico preparato, senza voce né chitarra) ne è la prova lampante. Ripercorrendo la storia del rock non sono molti gli esempi di lineup strumentali: e questo, che avrebbe potuto rivelarsi un serio limite espressivo, al contrario si è trasformato in una stimolante proposta negli stilemi elaborati dal gruppo, post-prog o post-rock che dir si voglia.

Non a caso Resistenze Elettriche (che segue in discografia Rizoma-Elements, Dial Pop e Stereocosmica) vede Lo ZOO di Berlino collaborare con quel Patrizio Fariselli che fu, con gli Area, un fondamentale strumento innovatore nell’estetica compositiva e visuale degli anni 70. I 3 intrepidi – che hanno collaborato fra gli altri con Elio, Howie B, Rovescio della Medaglia, Ivana Gatti e Gianni Maroccolo – si sono inoltre cimentati in una rischiosa rilettura di Bella Ciao, il feticcio pseudo partigiano divenuto nazional-popolare grazie alla serie televisiva spagnola La casa di carta, ma che passato al mixer elettrostatico dello ZDB ne è uscito scompigliato ma decisamente in ottima forma.

Va infine precisato che Andrea è anche produttore discografico, agglomeratore di talenti nonché artista curioso e aperto a nuove proposte musicali e culturali d’ampio respiro. Aspettiamoci, pertanto, altre belle sorprese come questa.

Foto: © Christian Arnaud