Si è rivelata così ricca la vicenda musicale tedesca fra il 1968 e il 1975, che questi articoli ne hanno dato solo una pallida idea. Concludendo la mia inchiesta sul Krautrock (le puntate precedenti hanno riguardato gli Alternativi, gli Avanguardisti, i Cosmici, i Lisergici, gli Spirituali, i Meccanici, gli Stravaganti) non posso fare a meno di citare – vuoi per importanza storica, vuoi per gusto personale – 4 gruppi che meritano di essere ricordati (almeno a mio sindacalissimo parere). A livello storico, una band totalmente dimenticata risponde al nome di Agitation Free, formazione politica le cui posizioni sono trascorse da tempo; ma musicalmente sopravvive un loro pezzo, Layla, da non confondersi con l’omonimo brano di Eric Clapton, che è quanto di più vicino si sia visto in Europa al fuoco improvvisativo dei Grateful Dead (lo testimonia un raro filmato francese della ORTF).

Di fatto, credo non sia stato solo il caso ad avere impresso maggiormente nella storia gruppi che sono filiazioni dei grandi progenitori: parlo dei Cluster, creati da Conny Schnitzler (tra i fondatori dei Tangerine Dream con Dieter Moebius e Joachim Roedelius); mi riferisco ai Neu! di Klaus Dinger e Michael Rother, transfughi dei Kraftwerk; e agli Harmonia che sono stati, in sostanza, la convergenza dei primi 2 gruppi con la presenza di Roedelius e Dinger.

I Cluster, insieme ai Kraftwerk, sono stati fra i gruppi più influenti sulla musica del futuro anche perché, se stiamo alle date, dopo il 1° Lp cupo e sperimentale, Cluster II è un disco elettronico che presenta nella mini suite Im Süden un giro di chitarra che ricorda (ancora una volta come tante volte per i tedeschi) Atem dei Tangerine Dream ripetuto secondo tematiche rileyane, filtrato al sintetizzatore, arricchito in molte parti fino a creare un’affascinante e inquietante atmosfera che definirei ambient prima che la coniasse Brian Eno, se non altro perché nel 1971 il geniale “non musician” inglese faceva tutt’altra musica con i Roxy Music. È assai probabile che Eno, intellettualmente molto onesto, abbia compreso il suo debito nei confronti delle idee dei Cluster; tant’è vero che nel 1977 incide un disco insieme a loro con la partecipazione di Holger Czukay dei Can.

I Neu!, filiazione dei Kraftwerk, nei primi anni 70 sono titolari di 3 album: Neu! (1972), Neu! 2 (1973), Neu! ’75 di quell’anno; e consultando il web un 4° disco nel 1995 che non credo aggiunga granchè a quanto realizzato in precedenza. Penso siano stati la versione kraftwerkiana dall’elettronica estesa ma minimale, poiché non avevano a disposizione i mezzi tecnologici del quartetto di Düsseldorf. Il 1° Lp, come tipico di molti gruppi tedeschi, è il più ostico: basti ascoltare la staticità di Im Glück o i mormorii elettronici di Sonderangebot che si sciolgono in arcane sonorità. Brani collocabili fra Kraftwerk e primi Tangerine Dream. Tuttavia c’è anche la mini suite Hallogallo minimalista nella costruzione, sostenuta dalle percussioni e da un giro di chitarra che appare perfino piacevole all’ascolto; e Weissensee, costruito semplicemente con tocchi di batteria e una chitarra atmosferica leggermente distorta dall’eco e dal wah wah che gli conferiscono quel tocco poetico difficile da rintracciare nei Kraftwerk.

Narra la storia che i fondi per la registrazione di Neu! 2 fossero talmente scarsi che alcuni brani vennero proposti sia a velocità normale sia raddoppiata (vedi Neuschnee e Super), ma l’album include a mio giudizio 1 dei capolavori assoluti del rock tedesco: la suite equivalente a quella del 1° disco, cioè Für Immer, che ne riprende la struttura ma la amplifica e la rende più lirica dimostrandolo con un ritmo martellante che si concede alcune pause dove a emergere sono pochi tocchi di chitarra elettrica non distorti, semplici, che ascoltati una volta si fissano per sempre nella memoria. Se le premesse di questo album avevano a che fare coi pochi fondi a disposizione, è naturale che il 3°, più che buono Neu! ’75 abbia dovuto attendere un paio d’anni per uscire. Se Isi ha lo stesso afflato ritmico di Für Immer, magari non possiede l’arpeggio dell’inarrivabile predecessore che qui è sostituito da liquidi tocchi di pianoforte e da un poetico sintetizzatore sullo sfondo, ma è comunque un pezzo di gran classe.

Musik potrebbe invece uscire da un disco dei Can mentre il brano finale, After Eight, è un commiato che mette insieme un rock quasi punk nel vero senso del termine, l’elettronica faustiana e la forza ritmica dei Can; anche se la composizione più nota è Hero con la sua indimenticabile, lirica schitarrata iniziale da cui trae spunto una cavalcata ritmica che amalgama tutti gli strumenti. Perciò credo non sia così assurdo pensare che abbia fatto da ispirazione a David Bowie e sia stato il pezzo favorito di Johnny Rotten.

Merita di essere infine ricordato il disco ugualmente nato dalla diaspora dei Kraftwerk: Musik From Harmonia. Il gruppo, che vede la collaborazione di Dieter Moebius e Joachim Roedelius (Cluster) con Michael Rother (Neu!), è il perfetto incrocio fra la musicalità più intellettuale dei Cluster e la potenza ritmica dei pezzi meglio riusciti dei Neu!. Se Watussi è un prodotto d’influenza Cluster, Walky-Talky potrebbe appartenere ai Neu! quando ricordano la loro affiliazione ai Kraftwerk con l’aggiunta di echi di musiche extraeuropee. Ma i capolavori sono i ritmici, raffinatissimi Veterano e Dino che discendono da Für Immer di Neu! 2 con l’aggiunta di echi ed effetti strumentali che li rendono non solo gradevolissimi nella loro ripetitività ma buoni per ogni circostanza di ascolto: da casa all’auto, fino allo sgranchirsi in discoteca. Non è un caso che gli Harmonia siano stati amatissimi da Eno, che ha voluto collaborare con loro nel 1976.

Il grande decennio del rock tedesco termina qui. Se volete approfondirlo, vi consiglio una guida dettagliatissima con la catalogazione di tutti i gruppi dell’epoca: l’ha scritta Antonello Cresti, si intitola Solchi sperimentali. Kraut. 15 anni di germaniche musiche altre (1968-1983) e l’ha pubblicata Crac Edizioni.

Foto: Agitation Free
Cluster
Neu!
Harmonia