Per un attimo, osservandone una dal basso all’alto, ho temuto seriamente che quelle bottiglie appoggiate alla finestra sfondassero il vetro per cadermi sulla testa. Ma è stata solo un’impressione. Un effetto ottico di quelli beffardi, anche se continuo a domandarmi se case così sono abitabili. Se ne contano altre 37 identiche a questa: facciata gialla, prezzo attorno ai 300.000 €, 100 mq. spalmati su 3 piani: al 1° c’è la living room, la cucina e la toilette; al 2° due camere da letto, bagno-doccia e una piccola hall; il 3° è un loft da utilizzare come camera da letto, stanza per i bambini o solarium.

Ideali per tutti quelli che vivono la vita in modo creativo, flessibile, open-minded, in olandese si chiamano kubuswoningen, cioè case cubiche, altrimenti dette paalwoningen (case sostenute dai pali) o boomwoningen (case albero) e sono il fiore all’occhiello architettonico di una città già verticalmente sui generis come Rotterdam, che ti sembra di camminare a Manhattan ma non è vero, eppure in certi angoli è perfino meglio. Le trovate disposte in file, l’una attaccata all’altra dagli angoli, in pieno centro: quartiere Blaak (il complesso abitativo è noto come Het Blaakse Boos, la foresta di Blaak), in prossimità dell’Oude Haven (il vecchio porto) e nelle immediate vicinanze della Markthal (il mercato coperto) e della Centrale Bibliotheek. Volete visitarne una, arredata di tutto punto, senza disturbare il vicinato? Il Kijk-Kubus Museumwoning è pronto ad accogliervi tutti i giorni della settimana, dalle 10 alle 18.

Alle case cubiche ci pensa Piet Blom (1934-1999), architetto di Amsterdam collegato allo Strutturalismo di Aldo van Eyck, Herman Herzberger, Joop van Stigt e Leo Heijdenrijk seguendo il concetto di “living as an urban roof”: ottimizzare al massimo lo spazio per una migliore distribuzione delle stanze al suo interno. Blom profetizza che «le città in continua espansione saranno abitate nello stile del villaggio» e schizzando il suo rivoluzionario progetto prova a inclinare di 45° il cubo di un’abitazione convenzionale per poi appoggiarlo su un pilone a forma esagonale.

Ciò che immagina, sostanzialmente, è un villaggio/oasi di sicurezza nel cuore della città dove il privato delle abitazioni possa dialogare con la parte pubblica di uffici, piccoli negozi, un caffè, una scuola, un centro culturale e un campo giochi. In poche parole: ogni casa cubica è un albero e tutte insieme formano una foresta. Dal punto di vista urbanistico, il corpus architettonico dovrà fungere da ponte pedonale (Blom si ispira al Ponte Vecchio di Firenze) destinato ad attraversare un’arteria di Rotterdam particolarmente trafficata. Detto e fatto. Ma il primo lotto di case lascia fuori dai giochi la città portuale e viene costruito nel 1975 alla periferia di Helmond, vicino Eindhoven: 3 abitazioni in tutto, a mo’ di test. 2 anni dopo, la zona più centrale della cittadina ne vede sorgere altre 18 più un centro culturale.

Benchè il progetto iniziale risalga al 1978, Rotterdam vede l’inizio dei lavori a marzo del 1982 e il loro completamento a metà 1984. Nel frattempo, Piet Blom ha dovuto ridisegnare il concept originario delle sue kubuswoningen; ma il risultato finale, sorprendentemente armonioso, si amalgama non solo con la modernità del Maritime Museum ma anche con il fascino ottocentesco della Witte Huis. E dal 1986 al 1991 molteplici attività (negozi, uffici, studi) hanno costellato gli spazi commerciali della promenade (Overblaak); e caffè, ristoranti e terrazze hanno arricchito una fra le più importanti aree ricreative di Rotterdam.

Audaci, avveniristiche case cubiche! A 35 anni dalla loro rivoluzionaria nascita (e dopo il restyling dei tetti nel 1998, il posizionamento di vasi e piante sulla Overblaak a partire dal 2001 e la ritinteggiatura degli esterni nel 2015) la loro estetica teatrale paragonata da Piet Blom alle volte di una cattedrale suscita ancora grandi emozioni. Con un unico difetto: data la proibitiva inclinazione, è inutile tentare di pulire le finestre. Ci penserà un acquazzone di quelli robusti.

https://www.holland.com/it/turismo.htm

Foto: © Eleonora Tarantino 2019