Tra i vini bresciani ce n’è 1 in particolare la cui storia si perde negli anni e si colora di leggenda rendendolo unico nel suo genere: il Chiaretto del Garda, o Valtènesi Chiaretto. È un vino antico, forse figlio di un viaggio a Parigi di Pompeo Molmenti, senatore veneziano dell’800 il quale, folgorato da alcuni dei più tipici rosè provenzali, pensò bene d’applicare i metodi della vinificazione in bianco alle uve di proprietà, site in Moniga, per cercare d’ottenere un prodotto simile. Pare… forse… o forse son frottole. Ma cambia poco la sostanza nel bicchiere. Tant’è che abbiamo sulle sponde bresciane del Lago di Garda questa perla rosata dai sentori unici: una delle prime a ottenere nel lontano 1967 la denominazione. Il Chiaretto del Garda è frutto di un sapiente mix d’arte e tecnica, in cui sensibilità e attenzione riescono a donargli la tipica colorazione di un rosa ben calibrato: né troppo anonimo e chiaro, nè troppo carico e pericolosamente vicino a un rosso tenue.

Vino di una notte”, lo chiamano, per indicare il breve contatto che le bucce hanno col mosto in fermentazione: tempo che cambia di anno in anno, a seconda della maturazione e della sanità delle uve. Il colore rimane tipico, i sentori e i profumi che ne derivano sono quelli emblematici di questo rosè: rosa e fragolina di bosco, con una spiccata freschezza e una struttura quasi atipica per vini simili. Il “Roseri” Valtenesi Chiaretto DOP di Cà Maiol racchiude in sé tutte le splendide caratteristiche di cui vi ho accennato, in cui i profumi tipici si accompagnano a sentori di fiori di pesco e incenso; e la cui freschezza e acidità sono ideali per accompagnare piatti di pesce d’acqua dolce ma non solo: carni bianche in salsa, ad esempio.

I vitigni sono quelli del territorio: uve di Groppello, Barbera, Sangiovese, Marzemino, criomacerate a bassa temperatura per 48 ore. La sua struttura gli consente una longevità atipica per un rosè, senza sacrificare nulla alla colorazione delicata e ai sentori floreali che ci si aspetta da bottiglie come questa. Da provare con gli inconfondibili casoncelli alla bresciana o con una buona, verace pizza.

(Mirko Bosio gestisce l’enoteca italiana CiaoGnari, rue des Pyrénées 333, Parigi)

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