Premetto per dovere che conosco (o meglio: ho conosciuto personalmente) Giovanni Lindo Ferretti. In epoca remota sono stato il suo discografico nel periodo (d’oro) dei CCCP – Fedeli alla Linea, formazione punk attiva dal 1982 al 1990. Per cui le nostre frequentazioni, purtroppo brevi, erano inerenti all’ambito musicale.

Non ho seguito molto la sua evoluzione artistica, prima con i C.S.I. – Consorzio Suonatori Indipendenti e poi con altri acronimi come i P.G.R. – Per Grazia Ricevuta. Ma credo che nel tempo, penso suo malgrado, Ferretti sia divenuto un’icona post-alternativa e una parte latente dell’artista abbia imboccato una strada molto più letteraria che musicale.

Giovanni Lindo Ferretti

Un’amica mi ha segnalato l’uscita di ÓRA – difendi conserva prega (Compagnia Editoriale Aliberti, 128 pagine, € 12) che titillando la mia curiosità di questa specie di ritrovamento a distanza, mi ha spinto a comprarlo. L’ho letto il 7 novembre 2022, alle Terme di Dinard fra le 16 e le 17, di fronte al mare oceano con la baia di Saint Malo sullo sfondo. Mi urge di parlarvene poiché questo “Ufo” libresco è molto stimolante: dico cosa aliena, dato che Ferretti non ha certo scritto un libro e credo lo sappia bene. Si tratta di una specie di breviario laico con andate e ritorni autobiografici che ci spiegano, o forse no, il suo pensiero.

Ve lo dice un agnostico convinto. Non è, come sembra, uno scritto a carattere religioso; e nemmeno, come lui pretenderebbe di farci credere, un racconto del suo percorso-rapporto personale con la preghiera. ÓRA ne nasconde un altro, quello del “non dire”, e proprio qui sta il suo interesse. Ferretti ha una storia personale fortemente radicata nella tradizione e nel rispetto di essa. Come spesso capita, siamo portati a forgiare i nostri valori e le nostre profonde convinzioni a causa, o grazie a una persona, nel suo caso la nonna:

Ho imparato a pregare nel lettone di mia nonna prima di addormentarmi. In casa eravamo solo io e lei, erano tempi difficili, di disgrazie, di dolore, ma non per me che crescevo bene e in salute. Non c’era la televisione né la radio, chiacchieravamo, la nonna aveva le sue faccende, io le mie, il silenzio ci faceva compagnia, fortificava pensieri e azioni. Dopocena vegliavamo giusto un po’ poi salivamo in camera, ci preparavamo per dormire, ci infilavamo sotto le coperte e appena sistemati si spegneva la luce ”.

Il suo percorso di agitprop-bolscevico, ma profondamente cattolico, non è poi così unico nella storia. Ma compiere un “outing ” clamoroso stampando e glorificando la forza e la giustezza della vera preghiera – quella in latino, che occupa molte pagine – è un atto veramente anarchico.

Magari la lettura di ÓRA non vi farà correre ad acquistare un rosario o ad assistere con animo sereno alla santa messa domenicale, ma la forza delle parole di Giovanni sono una bella e coraggiosa testimonianza e sono degne di attenzione e di rispetto. Mi piacerebbe che questo libro avesse una buona eco, perché il manifesto di onestà che ne fa l’autore con grande pudore sia letto da molti. E poi la sua scrittura trasuda cultura e intelligenza, il che aiuta non poco.

La cover della compilation Enjoy CCCP disegnata da Diego Cuoghi (1994)