Ambientato a Boston negli anni 60, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2015 di Ottessa Moshfegh, diretto da William Oldroyd, Eileen «è un thriller psicologico che mantiene costantemente alta l’incertezza del pubblico a ogni svolta narrativa», ha dichiarato il regista. «La mia speranza è di essere riuscito a realizzare, insieme a tutto il cast artistico e tecnico, un film audace ed emozionante».
La trama. Eileen (Thomasin McKenzie) lavora come segretaria in un riformatorio minorile. La sua è un’esistenza monotona, di gesti ripetuti e zero gratificazioni. Vive con suo padre Jim (Shea Whigham), ex poliziotto e tutt’altro che ex alcolista, il quale la mortifica in continuazione incolpandola di tutti i mali del mondo. Eileen se ne fa carico, ma il suo compito è in buona sostanza portare a casa alcolici di ritorno dal lavoro nell’attesa di trovare il coraggio di fuggire via. Per sempre.
Anne Hathaway e Thomasin McKenzie
Senonchè il collocamento in pensione dello psicologo del carcere sconvolge quella monotonìa: il sostituto – o meglio, la sostituta – è l’affascinante dottoressa Rebecca Saint Joan (Anne Hathaway), donna brillante e disinvolta che sembra vivere proprio quella vita che Eileen non fa che sognare. Fanno subito amicizia: un po’ perché vicine d’età, un po’ perché le anime tormentate si riconoscono sempre, fra di loro.
Con il trascorrere del tempo l’attrazione, anche sessuale, aumenta. Eileen è pronta a dare una svolta al proprio destino e per farlo conta su Rebecca. Ma purtroppo le cose non andranno come previsto e Rebecca condurrà Eileen in una direzione che all’inizio del film nessuno avrebbe potuto immaginare ma che alla fine pare quasi ineluttabile.
C’è un po’ tutto dentro Eileen: il patriarcato tossico, il femminismo in erba, l’isolamento e il bisogno di fuga, l’illusione e la disillusione. Anne Hathaway è bellissima e bravissima, Thomasin McKenzie da Jojo Rabbit in poi ci ha abituato a ottime performance attoriali. Applausi a entrambe.