Trascorso qualche anno, Giovanni (Antonio Albanese) e Monica (Paola Cortellesi) non stanno più insieme ma le loro strade sono destinate a rincontrarsi nel sequel di Come un gatto in tangenziale (2017), con l’aggiunta di Ritorno a Coccia di Morto, sempre firmato dalla regia di Riccardo Milani.

Monica è riuscita ad aprire quel localino che tanto desiderava, ma la sua vita non ha subìto altri grandi sconvolgimenti: vive sempre al Bastoggi, periferia romana, insieme alle 2 sorellastre gemelle cleptomani; e la solita, eterogenea umanità che la tratta come una vip. Proprio per colpa di Pamela e Sue Ellen (Valentina e Alessandra Giudicessa), trovate ancora in possesso di merce rubata, Monica finisce in galera. Nel frattempo suo figlio, a Londra per lavoro, sta per ritornare e non sa nulla di ciò che è successo. Per risolvere il problema, l’unico nome che viene in mente a Monica è quello del suo “exGiovanni, “ammanicato” in quel di Roma e in grado, forse, di salvarla dalla spiacevole situazione.

Giovanni vive con Camilla (Sarah Felberbaum) e il suo cagnetto, sua figlia è a Londra per studiare e sua moglie Luce (Sonia Bergamasco) è sempre più presa dalla coltivazione di lavanda. La sua vita ha ricominciato a scorrere su binari ben precisi e ora sta per inaugurare un importante polo alle porte di Roma che consentirà alla comunità di godere della cultura diffusa che lui e il suo gruppo sono intenzionati a portare nei quartieri più disagiati della città.

La chiamata di Monica stravolgerà ancora una volta le vite di entrambi e delle rispettive famiglie (siano esse composte da 2, o da 2.000 persone). Un bravo avvocato, amico di Giovanni, fa affidare Monica ai servizi sociali da svolgere nella comunità di San Basilio, proprio alle spalle del nascente polo culturale. Varie vicissitudini, nonché la presenza di un attento e affascinante parroco (Luca Argentero) riaccenderanno i sentimenti fra i 2. Ancora una volta Giovanni e Monica riusciranno, forse, a spingersi oltre le apparenze e a godere della felicità e dell’amore.

La loro storia, però, fa da sfondo a una Roma sempre bella ma trascurata, con i poveri sempre più sfiduciati e il centro storico nettamente separato dalle periferie in completo abbandono. I cittadini, specie nelle zone più a disagio, rimangono comunque forti e uniti contro nemici invisibili che non consentono loro di elevarsi dalla condizione in cui si trovano. Nemici che non sono i cosiddetti “poteri forti” ai quali si tende a imputare tutto, ma loro stessi. Tanto vale arrendersi subito, perché tanto non si risolve mai nulla; cercare un modo illecito per risolvere i problemi; occupare abusivamente le case… Ma poi c’è anche di che gioire per un piatto di polpette da condividere con gli altri, c’è l’accettazione delle diversità per quello che sono, c’è la condivisione di ogni cosa necessaria.

Paola Cortellesi e Antonio Albanese sono, ancora una volta, bravissimi. Divertenti, sagaci, ironici, mai volgari. Immersa nel suo mondo, Paola è la “leader” del Bastoggi; ad Antonio, invece, la parte dell’uomo sull’orlo di una crisi di nervi aderisce come un guanto. Ritorna, inoltre, il contrasto fra il modo di vestire di Monica e i completi impeccabili di Giovanni: fra Capalbio e Coccia di Morto, la Roma bene e il Bastoggi. Vanno infine aggiunti Camilla, la milanesissima divoratice di sushi con cagnetto da borsetta al seguito; e don Davide, il parroco prestante che si spende assai per tutti i bisognosi.

Con questo film semplice, divertente, delicato, Riccardo Milani fa ancora una volta critica sociale. Magari un tantino utopistica, ma capace di ben descrivere la realtà e di raccontare modi di vivere e punti di vista differenti. E alla fine, è sempre l’amore a vincere su ogni avversità.

Posso chiudere con una postilla? Fra i suoi innumerevoli meriti, Mai dire Gol ci ha regalato 2 straordinari attori: Paola Cortellesi e Antonio Albanese. Perciò è stato un bellissimo programma…