Non è compito facile celebrare la carriera di colui che all’unanimità viene considerato il più grande batterista rock di tutti i tempi, ma il box di 6 Cd intitolato Making A Song And Dance: A Complete-Career Collection (BMG) è lo strumento ideale per conoscere o approfondire ciò che è stato Bill Bruford e cosa ha rappresentato sia per la musica, sia per la batteria.

A 17 anni è fra i tanti ragazzini inglesi innamorati del rock, poi si dà per ben 3 volte al progressive rock: fondando gli Yes, unendosi ai King Crimson di Robert Fripp, sostituendo temporaneamente Phil Collins come drummer dei Genesis dopo la dipartita di Peter Gabriel. Non dimentichiamoci, inoltre, le collaborazioni di Bruford con quasi tutte le migliori band inglesi e americane: dai Pavlov’s Dog, ai Gong; dai National Health, a Hatfield & the North, fino ai Brand X, è lui la vera incarnazione dello spirito prog. Siamo nella stagione dei grandi capolavori a 33 giri dei King Crimson, degli Yes, dei Genesis, di Emerson, Lake & Palmer, dei Pink Floyd, dei Gentle Giant… Ma nel 1977 arriva lo shock del punk (la peggiore stagione che il rock abbia mai vissuto) e tutto cambierà. Ragazzi che mai hanno visto uno spartito si improvvisano musicisti, imbracciano uno strumento, cominciano a far casino. E il mercato discografico, fiutato il business, concede loro ponti d’oro pur di far morire il progressive che aveva necessità di investimenti e di una programmazione oculata.

Yes: Jon Anderson, Steve Howe, Bill Bruford, Rick Wakeman

Mentre Johnny Rotten, Malcom McLaren, Eddie & the Hot Rods e Damned dettano legge a discapito della Musica con la maiuscola, Bill Bruford attraversa la tempesta come il Capitano Achab, a fronte alta e determinatissimo. È Robert Fripp a ricontattarlo, per quella che sarà la versione più futuristica e più elettronica del Re Cremisi. Dal 1981 al 1984, la trilogia DisciplineBeat (che ben testimonia la discendenza culturale dalla Beat Generation e l’adesione a una filosofia libertaria e progressista) – Three Of A Perfect Pair segna una svolta fondamentale per il linguaggio rock, nonché la rinascita del prog. La base ritmica dei King Crimson formata in coppia con Tony Levin, specialista dello stick e fuoriclasse del basso, rivela un’intesa empatica che raramente si era riscontrata. I 2 continueranno a collaborare dando vita anche a una band straordinaria, Bruford Levin Upper Extremities (B.L.U.E.), con l’inserimento del chitarrista David Torn e del trombettista Chris Botti.

Il kit di Bruford si arrichisce di rototom (tamburi a una sola membrana accordabili e melodici), octoban e pad elettronici che la Simmons costruisce espressamente su sua indicazione, consentendogli di avere un maggior range espressivo. Se mai ce ne fosse bisogno, la sua figura ne esce ingigantita al punto da farne il riferimento per ogni batterista che voglia definirsi rock. In realtà però il background di Bruford è jazz: il suo idolo è quel Max Roach (batterista che dal Bop ha portato i tamburi a essere protagonisti assoluti anche in ambito melodico) che al termine di un concerto a Roma gli si palesa davanti riempiendolo di complimenti e incoraggiamenti. Bill ha raccontato che quasi svenne, ma per fortuna ci pensò Tony Levin a sorreggerlo.

Il suo stile privilegia l’utilizzo dei piatti (specialmente del ride) ed è arricchito da controtempi, paradiddle, cavalcate sui rototom e gli octoban, invenzioni geniali. Parallelamente all’impegno crimsoniano, da metà anni 70 Bill Bruford intraprende una brillante carriera solista. Il gruppo che porta il suo nome ha all’attivo 4 album, 3 in studio e 1 dal vivo, che vedono la partecipazione di ospiti illustri quali il trombettista canadese Kenny Wheeler e Annette Peacock, compagna di Paul Bley e vocalist di rara intelligenza creativa. La line up viene completata da Jeff Berlin al basso, Dave Stewart alle tastiere e Allan Holdsworth alla chitarra. Dopo l’esperienza jazz rock dei Bruford, il batterista inglese si indirizza al jazz tout court dando vita agli Earthworks, quartetto che vedrà avvicendarsi i talenti di Tim Garland, Django Bates, Mick Hutton e Martin Speake. Bill usa gli Earthworks come valvola di sfogo al ruolo di sideman nei progetti in cui è coinvolto. Ciò gli permette di sperimentare nuovi suoni, nuovi strumenti, nuove tecnologie.

A un certo punto della sua infinita carriera, il pianoforte diventa l’interlocutore privilegiato. Dapprima in duo con il tastierista svizzero Patrick Moraz, quindi con il pianista olandese Michael Borstlap. Il dialogo serrato con la tastiera e la mancanza di un bassista, danno modo a Bruford di riempire tutti i vuoti, di colmare le lacune. A trarne vantaggio, a 360°, è il suo drumming: pochi batteristi hanno la misura e l’intelligenza di capire dove intervenire e dove lasciar fluire il suono.

King Crimson: John Wetton, Bill Bruford, Robert Fripp

Nel suo essere completista, Making A Song And Dance: A Complete-Career Collection scopre qualche lacuna: ad esempio non vi è alcun brano del supergruppo U.K., zenit assoluto del progressive, che Bruford fonda nel 1978 con John Wetton (suo alter ego nei King Crimson) al basso, Eddie Jobson (già con Curved Air e Roxy Music) al violino e alle tastiere, Allan Holdsworth alla chitarra. Gli U.K., alchimìa perfetta di rock, musica sinfonica, jazz, improvvisazione e melodie, hanno all’attivo 1 solo, omonimo disco in studio che riveste un’importanza storica assoluta: sia per la qualità del repertorio, sia per la magia insita nelle note ma soprattutto perchè rappresenta la fine di un’epoca musicale, che solo verso la fine degli anni 90 saprà rinascere a nuova vita.

Genesis: Phil Collins, Steve Hackett, Tony Banks, Bill Bruford, Mike Rutherford

Altro capitolo che avrebbe meritato spazio nel box è quello del “doppio triocrimsoniano: quando la formazione era divisa in 2 trii, sull’esempio del doppio quartetto di Ornette Coleman in Free Jazz, che interagivano l’uno con l’altro. Da un lato Robert Fripp, Tony Levin e Bill Bruford, contrapposti ai più muscolari Adrian Belew, Trey Gunn e Pete Mastelotto. Un batterista normale si sarebbe sentito defraudato del proprio ruolo e della posizione all’interno della band. Non certo Bill: che anzi, stimolato dalla presenza del più ruvido Mastelotto, cesella interventi memorabili arricchendo di accenti e sfumature la tavolozza musicale del gruppo.

A controbilanciare queste assenze, imperdonabili per un fan come il sottoscritto, ci sono autentiche “chicche“: collaborazioni prestigiose come quella con Al di Meola e con il chitarrista giapponese Kazumi Watanabe, nonchè il trio squisitamente jazz con Ralph Towner alla chitarra e al pianoforte e con Eddie Gomez al contrabbasso. Meraviglioso per contenuti, grafica, poster, foto e note interne, questo cofanetto permette di seguire in rigoroso ordine cronologico la carriera di 1 fra i più importanti musicisti del 20° secolo, che nel 2010 si è ritirato dalla musica suonata per dedicarsi all’insegnamento e alla didattica, mettendo a disposizione delle nuove generazioni il suo sapere, le sue conoscenze, la sua esperienza. Anche se non lo rivedremo dal vivo dietro tamburi, piatti e diavolerie elettroniche, la sua musica rimarrà a eterna memoria. From zeroto hero!