Bowieani e non, vi ricorderete eccome David Bowie Is, l’esposizione itinerante in 500 oggetti fra cui 60 costumi di scena, manoscritti e dipinti sulla vita, la musica, i tour, i film, la moda e l’arte del multiforme singer-songwriter inglese. Partita il 23 marzo 2013 dal Victoria and Albert Museum di Londra, la mostra kolossal è approdata a Toronto, San Paolo, Berlino, Chicago, Parigi, Melbourne, Groningen, Bologna, Tokyo e Barcellona per poi concludersi il 15 luglio 2018 al Brooklyn Museum di New York. 12 musei per 2.000.000 e passa di visitatori.

A partire dal 2025, spetterà di nuovo al Victoria and Albert Museum di celebrare con tutti i crismi David Robert Jones (1947-2016) con la realizzazione del David Bowie Centre for the Study of Performing Arts, allocato al V&A East Storehouse, nel Queen Elizabeth Olympic Park di Stratford. Qui verrà messo a disposizione di tutti l’archivio bowieano acquisito dal museo grazie alla David Bowie Estate e a una donazione di 10.000.000 sterline da parte della Blavatnik Family Foundation e del Warner Music Group.

David Bowie, photograph by Kevin Cummins, mid 1970s, UK

«Il nostro nuovo centro per le collezioni, il V&A East Storehouse, è la location ideale per mettere l’opera di Bowie in collegamento con la raccolta del nostro museo che abbraccia 5.000 anni di arte, design e performance», ha dichiarato Tristram Hunt, direttore del V&A. L’archivio, che coprendo l’intera storia umana e professionale di Bowie raccoglie più di 80.000 oggetti, includei suoi scritti più privati, le riflessioni e i progetti mai realizzati.

«Nel 2013, David Bowie Is ci ha fornito la prova inconfutabile che David è un modello d’artista spettacolare, che non solo ha realizzato un’opera unica e fenomenale ma che ha esercitato un’influenza e un’ispirazione che vanno ben oltre l’opera stessa», ha tenuto a precisare Tilda Swinton, protagonista nel 2013 del video di The Stars (Are Out Tonight), girato da Floria Sigismondi, corollario dell’album The Next Day. «Nell’acquisire il suo archivio per i posteri», ha proseguito l’attrice, «il V&A sarà in grado di offrire non solo agli artisti professionisti di ogni settore ma anche a ciascuno di noi, l’accesso alla storia e al tesoro che rappresenta».

I completi di Ziggy Stardust disegnati da Freddie Burretti (1972), le creazioni dello stilista giapponese Kansai Yamamoto per il tour di Aladdin Sane (1973) e il cappotto Union Jack disegnato da David e  Alexander McQueen per la copertina dell’album Earthling (1997), sono solo alcuni dei pezzi forti per quanto riguarda il guardaroba da palcoscenico, mentre sul versante compositivo spiccano i manoscritti di brani come Fame (1975), Heroes (1977) e Ashes To Ashes (1980), nonché illuminanti esempi del cut-up, la tecnica di scrittura creata dal romanziere William S. Burroughs (autore di Naked Lunch, 1957; The Soft Machine, 1961; The Ticket That Exploded, 1961 e Nova Express, 1964) che Bowie ha utilizzato per comporre i testi di Diamond Dogs (1974) e di 1.Outside (1995).

© Terry O’Neill, 1974, London, England

Né sfuggiranno all’interesse di studiosi e appassionati, oltre al sintetizzatore EMS suonato da Brian Eno in Low e Heroes; e allo Stylophone donato a Bowie da Marc Bolan e impiegato nella registrazione del brano Space Oddity, fotogrammi tratti dal film L’uomo che cadde sulla Terra (1975-76) diretto da Nicholas Roeg, 70.000 fotografie, stampe, negativi, lucidi di grande formato, diapositive e pellicole a contatto di alcuni fra i maggiori fotografi del 20° secolo – da Terry O’Neill, a Brian Duffy ed Helmut Newton – chiamati a testimoniare attraverso il loro obiettivo le innumerevoli metamorfosi del Thin White Duke.

Il David Bowie Archive si aggiunge alle collezioni Theatre & Performance del V&A, che comprendono gli archivi di artisti e di organizzazioni influenti: da Vivien Leigh, a Peter Brook; dalla Akram Khan Dance Company, al Royal Court Theatre e al Glastonbury Festival. Appuntamento al 2025, dunque. Per conoscere più che mai da vicino – e come mai prima d’ora – la somma creatività di David Bowie.

Poster, 1973, England