Dalla sapiente penna di John Maxwell Coetzee, Premio Nobel per la Letteratura nel 2003, nasce il film Waiting for the Barbarians di cui l’autore firma la sceneggiatura. Ciro Guerra, emergente e acclamato regista colombiano, porta sul grande schermo il riadattamento del romanzo ambientandolo in un luogo imprecisato e in un tempo indefinito.

L’Impero (non si sa quale, ma poco importa) sta cercando di rafforzare le proprie frontiere in previsione di un attacco ai barbari che popolano le terre limitrofe e mai hanno osato spingersi oltre i loro confini. A guardia di uno dei tratti di queste frontiere c’è un magistrato che attende solo la pensione. Un uomo mite ed erudito che mai ha avuto problemi in quel tratto di terra abbandonato da tutti. Interpretato dal superlativo sir Mark Rylance, vive in una specie di limbo e non sa decidere se valga o meno la pena  ritornare in patria dopo aver trascorso tanti anni in quel posto sperduto che ormai considera casa propria. Quando arriva al suo avamposto l’esercito guidato dal gelido e decisamente sociopatico Colonnello Joll (un Johnny Depp che sembra quasi “cesellato” sul personaggio) il magistrato è piuttosto sorpreso giacchè chi ha incontrato nel negli anni mai ha fatto cenno a rivolte contro l’Impero e tantomeno se ne è lamentato. Joll, però, ha un incarico ben preciso ed è più che certo di portarlo a termine: deve rintracciare barbari che possano testimoniare a favore delle tesi dell’Impero, consentendo loro di attaccare per primi con la scusa di difendersi. Senza indulgere nello splatter, al regista bastano poche scene per farci immaginare i metodi utilizzati dal Colonnello per far parlare i prigionieri, che dopo le sue torture confesserebbero perfino di essere il Messìa.

Johnny Depp

Il magistrato, uomo di cultura inviato a dirimere questioni banali fra persone che non sanno leggere né scrivere, è interessato all’umanità tutta, gentile con chiunque, amato e di buon cuore. Immaginate cosa significhi per lui entrare la mattina dopo gli interrogatori nelle celle dove vengono tenuti i prigionieri. Sangue e morti, sporco e lacrime spaccano il cuore del pover’uomo, che non riesce a darsi pace per il comportamento dei suoi simili e fa di tutto per farsi perdonare dagli indigeni. Quando trova una ragazza a mendicare nel suo avamposto, la accoglie in casa e comprende che la sua condizione è il risultatoa delle torture subìte: il Colonnello, infatti, le ha fratturato a colpi di martello entrambe le caviglie rendendola cieca. La accudisce amorevolmente fino a quando può fare ritorno dal suo popolo. A quel punto, accompagnati da un paio di aiutanti, si spostano oltre l’accampamento e il magistrato lascia la ragazza nel suo territorio.

Mark Rylance

Rientrato all’avamposto, l’esercito lo accusa di aver favorito i barbari e di aver complottato ai danni dell’Impero. Viene anch’egli torturato e privato di tutti i suoi privilegi. Quando è fin troppo evidente che i barbari non avrebbero mosso un dito contro i colonizzatori, l’esercito è costretto ad abbandonare l’accampamento rapinando, saccheggiando e stuprando. In un attimo scompare, così com’era apparso, con Joll che fugge a bordo della sua carrozza stordito dal tiro di sassi e oggetti vari.

Sono stati sufficienti pochi mesi e pochi uomini a ridurre un posto splendido e abitato da gente che viveva in armonia in un covo di delatori e di carnefici. Addirittura i bambini vengono aizzati contro i traditori. Durante la permanenza dell’esercito, le punizioni sono pubbliche (in pieno stile medievale) e tutti vi partecipano con grande shock degli abitanti; i  quali, però, si abituano presto alla situazione partecipandovi perfino con gusto.

Robert Pattinson

Con questa ambientazione indefinita, Guerra riesce a rendere Waiting for the Barbarians un film ultramoderno. La cattiveria fisica è solo un assaggio del degrado morale che male, sospetto e aggressività si portano appresso. La morale di questa storia è estremamente moderna eppure atavica. Lasciarsi trascinare dall’odio e affascinare dal potere è molto semplice: basta seguire il flusso. E mantenere le proprie posizioni quando tutti ti voltano le spalle, è un gesto da considerarsi quasi eroico.

Bellissime le ambientazioni, supportate da una fotografia lattiginosa che rende ancora più evanescente il luogo dove la storia viene girata. Il cast, poi, è stellare: oltre a Rylance e a Depp, con Robert Pattinson nel ruolo del sergente crudele, cinico e torturatore, va segnalata la bellissima modella Gana Bayarsaikhan che interpreta la ragazza barbara; e Greta Scacchi nella parte della “Mami”, che vede scorrere la storia dinnanzi ai propri occhi adattandosi a ogni situazione. Come solo sa fare chi ha visto molto nella vita.