Film fra i più attesi della stagione, Triangle Of Sadness è irresistibile. Accolto trionfalmente a Cannes, è la seconda pellicola del regista Ruben Östlund a essersi aggiudicato la Palma d’Oro dopo The Square, ambientato nel mondo dell’arte. Il termine “triangle of sadness” si riferisce al beauty e sta a indicare la ruga in mezzo alle sopracciglia: quella “dei pensieri ”. Il che rimanda all’ossessione per le apparenze, dato che questa è una satira sui super ricchi e sul mondo della moda dove i ruoli sociali, gli stereotipi di genere e le barriere di classe vanno in frantumi e ognuno deve fare i conti con ciò che farebbe se avesse accesso a un privilegio più o meno prestigioso.
Charlbi Dean e Harris Dickinson
Carl e Yaya (Harris Dickinson e Charlbi Dean) sono una coppia di modelli. Lei ha ingaggi assai più remunerativi di lui e questo genera squilibri e litigi che rendono Carl insicuro e nervoso. Dopo aver ricevuto l’invito per una crociera di lusso, partono per quella che ha tutta l’aria di essere una vacanza da sogno. Insieme a loro, a bordo di uno yacht da 250.000.ooo di $, un bizzarro gruppo di miliardari. Ai tavoli e a bordo piscina, i personaggi più vari: una dolce e innamorata coppia di vecchietti inglesi, tenerissimi commercianti di armi, un arricchito capitalista russo, un venditore di “merda” (in realtà fertilizzanti) con moglie e amante al seguito…
Il comandante della nave, ubriacone e marxista (Woody Harrelson), viene affiancato da un efficiente e accomodante staff, ben lieto di assecondare ogni capriccio dei facoltosi ospiti sperando in una lauta mancia a fine crociera. Queste le premesse “instagrammabili ”, destinate però a cambiare registro durante la cena col comandante. Da qui in avanti nulla sarà come prima. E ogni gerarchia verrà fatalmente capovolta.
Woody Harrelson
Dopo The Square e Forza maggiore, Triangle Of Sadness conclude una trilogia sull’essere maschi oggidì. Come i protagonisti degli altri film, anche Carl prova ad essere ciò che la società si aspetta che sia. Benchè fatichi a inquadrare il suo ruolo nella società contemporanea, tutto va a rotoli dopo un evento improvviso che lo costringerà ad agire d’istinto facendoci comprendere quali sono le sue emozioni: non sovracostruite o artefatte per rendersi piacevole agli occhi degli altri, ma reali. E le situazioni in cui si dibattono i protagonisti? Sono spesso ai limiti dell’assurdo, ma i personaggi sono proprio come noi: con le nostre debolezze e le nostre possibili reazioni.
Triangle Of Sadness è esilarante, ma al tempo stesso fa riflettere. È disgustoso, ma non si riesce a smettere di guardarlo. Piace tanto, senza saperne spiegare le ragioni. C’è una sorta di disagio in sottofondo, amplificato da silenzi imbarazzanti, dal tergicristallo che raschia un parabrezza, da una mosca che ronza durante un dialogo… L’ottima mano registica la si riconosce eccome: da come costruisce le scene, dai dialoghi che mettono a nudo il genere maschile scavando nelle sue debolezze. Precipitatevi a vederlo… ma non so ancora bene perché.