Arrivo al BlueNote 1 ora prima del concerto, ritiro i biglietti e mi accorgo che sono arrivati tutti in anticipo sotto una pioggia battente. Mi metto in fila con il mio ombrellino e nel frattempo faccio amicizia con uno studente di batteria del CPM Music Institute di Franco Mussida che da Macerata si è trasferito a Milano. Ovviamente chiacchieriamo di musica e di grandi musicisti, mentre aspettiamo trepidanti l’esibizione del mostro sacro della batteria Simon Phillips e di Protocol, il suo side project iniziato nel 1989 con il 1° capitolo seguito dal 2° nel 2013, dal 3° terzo nel 2015 e dal 4° nel 2017. Stasera è il turno di Protocol V, che ha preso il via il 4 febbraio 2022 con nuovi brani e una nuova lineup.

Simon Phillips

Il ragazzo mi parla di Mark Knopfler, ma soprattutto di Phil Collins e dei Genesis, di Robert Palmer e di Fabrizio De André. Fatico a crederlo, ma sto conversando con un 20enne. É una di quelle serate testosteroniche, con un pubblico in prevalenza maschile e mi sembra di ritornare agli anni 80, quando ci si esaltava per i virtuosi di ogni strumento. La vera sorpresa è l’età degli ascoltatori, fra i 20 e i 30 anni, ma non c’è da stupirsi se il virtuoso in questione è Simon Phillips, drummer che ha lavorato con una miriade di artisti fra cui Toto (dal 1992 della scomparsa di Jeff Porcaro fino al 2014), Whitesnake, Joe Satriani, Mike Oldfield, Michael Schenker Group, Judas Priest, Roxy Music, Jeff Beck, Brian Eno, Who, Gary Moore, Phil Manzanera, Asia, Mike Rutherford, Art Garfunkel, Mick Jagger, Stanley Clarke e Hiromi.

Ernest Tibbs

Otmaro Ruiz

Eccolo alle prese con Protocol V, musica fusion con un super gruppo di musicisti: Ernest Tibbs al basso (compagno inossidabile da Protocol II); il venezuelano Otmaro Ruiz alle tastiere; il giovane chitarrista Alex Sill, che mi ricorda il 1° John Scofield o Allan Holdsworth); il sassofonista Jacob Scesney, che ha un piglio da veterano. Musicisti fantastici, ma anche musica e sonorità incredibili. In poche parole, l’alchimìa perfetta: ottima musica ben suonata. E infatti, stasera mi sento un Pittoreporter particolarmente ispirato e i miei ritratti del gruppo escono fluidi.

Alex Sill

Jacob Scesney
© Alessandro Curadi

Il merito va naturalmente a Simon Phillips, che con la sua classe innata e la semplicità dei grandi si mette anzitutto a leggere al microfono un fogliettino in italiano per presentare i brani e la sua band. Poi riprende posizione dietro ai suoi tamburi Tama, una batteria pazzesca che quasi lo nasconde ma che pulsa e vibra sotto le sue bacchette, restituendo ritmo e contrappunti in modo sublime. Si chiama classe la sua capacità di non strafare, ma di mettersi al servizio della musica snocciolando un concerto dalle grandi vibrazioni.