Con Halloween dietro l’angolo, in pieno old America style, il norvegese André Øvredal (già regista del claustrofobico Autopsy) e Guillermo Del Toro in veste di produttore fanno uscire Scary Stories To Tell In The Dark. Dovete sapere che negli anni 80 il giornalista Alvin Schwarz raccoglie in un volume le storie che venivano raccontate intorno ai falò, quelle per intenderci “di paura” della tradizione popolare americana, corredando il tutto con i disegni visionari e inquietanti di Stephen Gammell. Quel libro diviene famoso al punto che non c’è ragazzino che non l’abbia letto fruttandogli milioni di copie vendute.

Scary Stories To Tell In The Dark ricalca cinematograficamente quegli intrecci facendoci rincontrare lo spaventapasseri vendicativo, lo zombie che rivuole indietro l’alluce che qualcuno gli ha divorato, la strega segregata dalla sua famiglia… L’immaginario di quegli anni è sostanzialmente racchiuso in questo film, che pur classificabile come horror è quasi delicato se messo a confronto con altre pellicole del suo genere.

Ambientato nel 1968, racconta di un gruppo di adolescenti (Stella, che si incolpa per la fuga della madre; il messicano Ramon, che sta scappando da non si sa bene cosa; il nerd innamorato Auggie; il burlone della comitiva Chuck) che guarda caso la notte di Halloween si introducono nella casa abbandonata dei Bellows, a Mill Valley in Pennsylvania, dove trovano il libro di Sarah, considerata da tutti una strega, accusata dai suoi familiari di aver commesso le atroci nefandezze narrate proprio in quelle pagine. Quando Stella si accorge che il libro si scrive da sé e che quello che viene descritto accade in simultanea, è ormai troppo tardi: sarà costretta a difendersi con i suoi amici dagli attacchi di mostri d’ogni genere cercando di sfuggire all’ira diabolica di Sarah Bellows.

Ricapitolando: queste “storie spaventose da raccontare al buio” mettono in fila 4 teenager, 1 tomo che periodicamente ritorna a tormentare le vite di una tipica cittadina americana e una serie di orrorifiche creature che forse procureranno qualche brivido a noi adulti – anche se per molti versi ricordano Goosebumps (Piccoli brividi), la serie televisiva degli anni 90 – ma che dubito riusciranno a fare più di tanto breccia nelle menti degli iperconnessi millennials.

Foto: © Notorious Pictures