Fra i primi 10 incassi della stagione cinematografica italiana 1974/1975, Profondo Rosso ha senza alcun dubbio segnato una svolta per il thriller, diventandone successivamente un punto di riferimento; lasciando un’impronta indelebile nel panorama cinematografico mondiale; influenzando generazioni d’appassionati di cinema e registi. Fra questi, John Carpenter (Halloween), Eli Roth (Hostel) e James Wan (Saw, Insidious).

Daria Nicolodi

Nelle sale cinematografiche a partire da questo mese, restaurato in 4K e con proiezioni speciali per tutto il 2025, il ritorno di quel Profondo Rosso diretto dal Maestro del brivido Dario Argento è frutto della partnership fra RTI-Mediaset e Cat People. La lista dei cinema, sempre aggiornata, è su catpeople.it e sui loro social.

Ancora oggi, nel suo minuzioso oscillare fra l’onirico e l’ipnotico, l’efferato e il musicale, Profondo Rosso è un’esperienza cinematografica insuperabile che ci offre l’opportunità d’immergerci nel dark e nelle atmosfere enigmatiche come pochi altri titoli sono stati in grado di fare in questi decenni. È un puzzle del terrore, le cui componenti essenziali sono le interpretazioni di Daria Nicolodi, David Hemmings, Gabriele Lavia e l’intramontabile colonna sonora firmata dal pianista jazz Giorgio Gaslini e dai Goblin di Claudio Simonetti.

David Hemmings

Il pianista jazz Marcus Daly (David Hemmings) assiste casualmente all’omicidio della medium Helga Ullman (Macha Méril), senza però riuscire a smascherare l’assassino. Coinvolto dalla giornalista Gianna Brezzi (Daria Nicolodi) decide d’indagare e viene trascinato in una spirale di avvenimenti e scoperte con una Torino spettrale e minacciosa sullo sfondo.

Il talento maudit di Dario Argento e la volontà di fare a pezzi il genere che lui stesso aveva contribuito a creare, ha per così dire “sabotato ” le fondamenta allo scopo di trarne un’opera volutamente sghemba e sfilacciata. Profondo Rosso è infatti una pellicola di frammenti efferati e divagazioni musicali progressive rock e jazz, dove scena dopo scena la logica e la coerenza danno spazio alla suggestione e al terrore in ogni sua declinazione, pedinando in libertà il flusso dell’indagine e del mistero. Un approccio anarchico, grazie al quale lo spavento cede il passo a una continua tensione e tutto si fa nebuloso alla stregua di un pericolosissimo, avvolgente sogno dalla potenza intatta.

A metà strada fra la precedente “trilogia degli animali ” – L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Il gatto a nove code (1971), Quattro mosche di velluto grigio (1971) – e l’estasi sensoriale di Suspiria (1977), Profondo Rosso galleggia a filo d’acqua fra razionale e irrazionale, prendendo da entrambi tutto ciò che l’intuizione del momento può dargli.