I giornalisti di razza, le penne di valore, quando assistono a un evento musicale sono obbligati a prendere emotivamente le distanze da ciò che accade sul palco giudicando la qualità dello show nel modo il più distaccato possibile. Tuttavia il sottoscritto, appartenendo invece alla categoria dei pennivendoli, portatore di una prosa appena comprensibile, a un concerto di Paul Weller si spellerebbe le mani anche se il Mod Father decidesse di aprire il concerto con una cover di Alessandra Amoroso.

Sfido chiunque, però, a negare che il 20 settembre 2023 all’Alcatraz di Milano sia stata una serata da dimenticare facilmente. Una nota di merito va innanzitutto al pubblico: caldo, passionale come una curva ultrà, stipato ai limiti delle possibilità umane. Aprono gli Stone Foundation alle 20 precise per 1 ora di soul music che si rispetti. Band dalla resa nettamente superiore dal vivo rispetto ai dischi, soprattutto in Neal Jones, cantante e leader in serata di grazia. Unica pecca, la lieve monotonìa compositiva.

Alle 21.30 un Paul Weller in gran forma, ormai lontano da ogni stravizio alcolico da almeno 15 anni, inaugura le danze con Cosmic Fingers, brano d’apertura dell’ultimo album Fat Pop, e si parte per una cavalcata a dir poco entusiasmante. La scaletta somiglia in maiera decisa a una macchina del tempo: 25 canzoni con incursioni nel futuro come Jumble Queen, in uscita sul nuovo disco del 2024; My Everchanging Moods, Shout To The Top e Headstart For Happiness dal passato prossimo del repertorio Style Council; Start e Town Called Malice dal canzoniere Jam del passato remoto. Grande attenzione a On Sunset, album del 2020, con 4 gemme assolute: Rockets, Village, More e On Sunset.

Si prosegue con i grandi classici del repertorio solista: Into Tomorrow e Above The Cloud dal 1° album semplicemente intitolato Paul Weller; Stanley Road, Hang Up, Wild Wood, Peacock Suit e All The Pictures On The Wall per un’altra serata, come quelle a cui noi fan siamo abituati, ricchissima di emozioni.

Ma anche il post concerto non è stato da meno, emotivamente parlando: dopo 1 ora circa in attesa davanti al Tour Bus, riesco finalmente a incontrare il Mod Father che mi autografa Start, il 45 giri dei Jam, che va ad accrescere la mia già folta collezione di memorabilia welleriane. Insomma, un caloroso saluto agli amici di CoolMag e un “beato chi c’era “, l’altroieri sera, all’Alcatraz.