Nel dipanarsi di L’esorcismo – Ultimo atto, film diretto da Joshua John Miller, Anthony Miller (Russell Crowe) è un attore sul viale del tramonto che nessuno osa più scritturare. Dopo essere rimasto vedovo, si è fatto sopraffare dai suoi demoni finendo in clinica di riabilitazione per liberarsi dalle dipendenze da superalcolici e droga. Ora si sta impegnando a ricucire il rapporto con sua figlia Lee (Ryan Simpkins) e a riportare sui giusti binari la sua carriera e la sua tribolatissima vita.
L’occasione giusta sembra arrivare quando viene scritturato per la parte di un prete esorcista in un film horror, il cui attore protagonista è deceduto in circostanze misteriose. Quando iniziano le riprese, sul set accadono strane cose: Anthony fatica a calarsi nel ruolo che gli hanno affidato e ha sinistre visioni che somigliano a ricordi. Lentamente ripiomba nelle vecchie, cattive abitudini terrorizzando la figlia con presunti fenomeni di sonnambulismo, ma la lavorazione del film deve procedere a ogni costo…
L’esorcismo – Ultimo atto è un horror mediocre. Se nella prima parte funziona abbastanza grazie a qualche jumpscare, poi si abbandona a tutta una serie di citazioni che lo rendono banale e prevedibile. In più, la sovrabbondanza di temi che si vorrebbero trattare (dal senso di colpa del protagonista, alla pedofilìa nella Chiesa) non fa che causare una gran confusione d’insieme.
E Russell Crowe? Attorniato da personaggi senza un minimo di trasporto recitativo, ce la mette tutta per appiopparci la stessa espressione in quasi tutto il film. Unica nota interessante il regista Joshua John Miller, qui anche sceneggiatore, figlio di quel Jason Miller che interpretò Padre Karras nel glorioso L’esorcista di William Friedkin, anno di grazia 1973.