La prima volta che sono salita nell’abbaino/studio del fotografo britannico David McEnery (1936-2002), situato in un piccolo villaggio bretone delle Côtes d’Armor, sono rimasta flashata da quelle irresistibili immagini che fuoriuscivano dai cassetti e dai bauli impolverati. Ho pensato fosse doveroso, per gli appassionati di arte fotografica, fare uscire allo scoperto un tale tesoro. A mio parere si dovrebbe riconoscere a McEnery la stessa notorietà del connazionale Martin Parr. Tant’è che non dobbiamo limitarci a valutare i suoi scatti fotografici solo in termini estetici, bensì per quello che ci trasmettono: grandi emozioni. Gioia. Joy: come il titolo della sua nuova retrospettiva. Ma quanti in Italia conoscono davvero la sua storia? I suoi trascorsi professionali lascerebbero a bocca aperta qualsiasi fotografo contemporaneo e anche gli improvvisati fan del selfie. L’analogica Minolta X 700 e l’estro creativo sono stati protagonisti assoluti della sua vita. David nasce a Walsall, nella contea inglese delle West Midlands, e inizia la carriera a Brighton come fotoreporter per i quotidiani locali. Riviste internazionali come Paris Match, Stern e Life si accorgono ben presto del suo talento: in particolare Life gli dedicherà svariate copertine che cattureranno gli aspetti più insoliti e divertenti della quotidianità.

L’occhio fotografico di David McEnery si concentra sulla leggerezza e sull’ironia delineando uno stile inconfondibile. Negli anni 80 vola in America: prima a New York e poi a Los Angeles, dove incontra la futura moglie Patricia (fotografa e insostituibile musa). Nel 1995 la coppia si trasferisce definitivamente in Bretagna, in mezzo alla natura e agli animali. David s’ingegna a costruire piccoli set per le sue foto, tramutando tutto ciò che ha in mente in una inimmaginabile realtà. La sua personalità, votata all’allegria e all’ottimismo, gli consente di creare situazioni fotografiche realizzando curiosi accessori e oggetti di scena (una custodia per serpenti, una motocicletta per ranocchi…) che interagiscono coi personaggi: sia umani, sia animali. Ecco allora gli irresistibili ritratti di gatti (David era gattaro per scelta), cani, ranocchi e maialini che popolano i famosissimi calendari divenuti in tutto il mondo autentici bestseller. L’amica Pat mi ha raccontato che per eseguire un solo scatto David pazientasse anche un’intera giornata pur di ottenere la luce che voleva. Da vero purista, poi, non ha mai utilizzato il flash. «Scattare foto divertenti è molto difficile: richiede tatto e delicatezza. David McEnery possiede entrambe le doti, oltre a un innato sense of humour», ha dichiarato Peter Galassi, ex direttore del Department of Photography del MoMA di New York.

Joy è finora la più bella e intrigante esposizione dedicata a colui che è a tutti gli effetti il fotoreporter del sorriso. Allestita al DAV di Soresina (CR) avvalendosi di pezzi unici e originali in gran parte firmati da lui, provenienti dall’Archivio Galerie Mantovani di Saint Maden (Francia) in collaborazione con l’Associazione Culturale Ponti x l’Arte di Milano, questa miseenscène teatralmente arricchita dagli interventi pop/concettuali del direttore artistico Riccardo Bonfadini mette ancor più in risalto l’efficacia dei suoi bianchi e neri e dei suoi colori anni 70, 80 e 90 : un irresistibile mix di slapstick comedy (la gag da film muto che sfrutta il linguaggio del corpo) e di humour britannico. Sicchè rimbalzando da un mondo all’altro (universo animale compreso), David McEnery declina l’essere, il non essere, l’apparire di quell’imprevedibile commedia che si chiama vita.

David McEnery
Joy
Fino al 6 gennaio 2020, DAV – Dipartimento di Arti Visive, via Matteotti 2/4, Soresina (CR)
tel. 0374349413

In vendita al DAV gli esclusivi libri fotografici Smile! (2014) e Creature (2018), editi da gmebooks.

Foto: David McEnery nel suo studio in Bretagna
SevenUp, 1980
Memory, 1974
© David McEnery
© Eleonora Tarantino 2019