Stabilire gli inizi del rock tedesco non è facile. Non esiste un fenomeno dirimente come Rock Around The Clock di Bill Haley per l’America, Love Me Do dei Beatles per l’Inghilterra o anche solo un brano come Banana Rock di Clem Sacco per l’Italia. Storicamente gli esegeti ufficiali del fenomeno, il giornalista e critico musicale Maurizio Baiata in testa, fanno risalire il tutto all’influenza del Festival Rock di Essen del 1968 poiché, in realtà, non esiste un brano specifico che possa stabilire il punto di partenza. Probabilmente chi merita la primogenitura sono gli Amon Düül, gruppo nato in una comune bavarese a cavallo degli anni 60. Viene genericamente indicato sul loro sito 1967-1968, quando i fratelli Leopold insieme ad altri, indicati solo con il nome di battesimo ma che possiamo identificare in Falk Rogner, Renate Knaupp Krotenschwanz, Christian Shrat, Rainer Bauer, le sorelle Helga e Angelica Filanda e la modella Uschi Obermaier, si trovarono insieme per un genere di vita alternativo decidendo di fare della musica, definizione data da loro stessi, un “social everyday event”. Ovviamente non si poteva parlare di complesso strutturato ma piuttosto di una cooperativa dedita a una musica sostanzialmente improvvisata.

Che quelli fossero tempi totalmente diversi da oggi è dimostrato dal fatto che incisero dischi, anche se ricostruire la loro discografia tra originali, ristampe e quant’altro non è semplice. Credo però di non sbagliare, basandomi anche sulla bibliografia precedente, che in origine ci fossero gli Lp Psychedelic Underground, Collapsing Singvogel Ruckwarts e Paradieswarts Düül, mentre il doppio Disaster Luud Noma del 1972 raccoglie registrazioni sparse del 1968 e 1969. La loro musica appare estranea alle influenze angloamericane, a meno che la tendenza all’improvvisazione non sia da intendere come un tributo al jazz. In realtà, oserei dire che si tratti di blues ma europeo, completamente estraneo alla matrice nera; blues nel senso di musica che nasce spontanea dal cuore e dalle proprie radici. Ma il blues classico, nell’arco delle famose 12 battute, è di gran lunga più strutturato della musica degli Amon Düül caratterizzata quasi sempre da un ritmo costante di molteplici percussioni accompagnate da violente schitarrate acustiche con utilizzo di nastri elettronicamente sovraincisi. In questo senso, pezzi come Singvogel Ruckwarts e Im Garten Sandosa sono piuttosto significativi. Leggermente più californiano è Paradieswarts Düül, soprattutto per la lunga Love Is Peace dove la chitarra elettrica si ritaglia un certo spazio, ma nella sostanza la loro rimane una musica cupa e scarsamente commerciale: lo dimostra un brano come Paramechanische Welt, dall’andamento lento, acustico e drammatico, con la voce femminile vagamente salmodiante.

Non è proprio chiarissimo come dagli Amon Düül si sia passati agli Amon Düül II. L’ipotesi più probabile è che ci sia stata una scissione fra i puri, i decisamente alternativi e chi voleva aprirsi a maggiori opportunità. Sicchè abbiamo avuto 2 gruppi. Dalla band primitiva trasmigrarono il batterista Peter Leopold e la cantante Renate Knaupp Krotenschwanz, cui si aggiunsero il bassista inglese Dave Anderson (in seguito con gli Hawkwind) e altri musicisti che in modo più o meno ufficiale gravitavano intorno alla comune degli Amon Düül, quali il chitarrista violinista Chris Karrer che ben presto prenderà le redini musicali del gruppo, l’altro chitarrista John Weinzierl e l’organista Falk Rogner. Tutti di buona tecnica, con un occhio alla scena della West Coast.

Resta comunque il fatto che il primo Lp degli Amon Düül 2, Phallus Dei, suonato molto meglio rispetto ai prodotti del gruppo primigenio, sia tutt’altro che facile e risulti notevolmente diverso da qualsiasi cosa venisse prodotta sulla scena nel 1969. Caratterizzato da un notevole impatto percussivo e dagli inquietanti vocalizzi della Knaupp Krotenschwanz è – come nel caso dei precursori – un disco fondamentalmente ritmico ma molto più ricco dal punto di vista strumentale. Nella seconda parte, come sarà anche per i 2 Lp successivi, è presente una suite improvvisata che dà il titolo al disco dove atmosfere allucinate e tonalità più epiche e dolci si mischiano senza soluzione di continuità.

Forse il loro capolavoro è il doppio Lp seguente: Yeti. La loro crescita strumentale è percepibile fin da Soap Shop Rock, il brano iniziale dove l’impiego della doppia chitarra solista di Karrer e Weinzierl fa sì che il gioco delle sovrapposizioni sia continuo, contribuendo alla grande varietà del suono sempre sostenuto da una ritmica possente che ora si serve dell’apporto di un nuovo, poderoso bassista: Lothar Meid. Non solo. Gli Amon Düül 2 si dimostrano forse l’unico gruppo europeo in grado di rielaborare in modo assolutamente originale le istanze californiane: Composizioni come Soap Shop Rock e Eye Shaking King, che godranno poi di 2 spettacolari versioni nel loro bellissimo Live In London, possono ricordare Jefferson Airplane e Grateful Dead, ma allo stesso tempo sono qualcosa di completamente ALTRO. A tal proposito, nel lato B è anche il brano più compiutamente rock della loro storia: Archangels Thunderbird, cavallo di battaglia concertistico davvero degno di stare nella discografia dei gruppi californiani, dove per la prima e forse unica volta abbiamo il canto pienamente integrato con gli altri strumenti perché (è bene non dimenticarlo) la dimensione vocale è sempre stata il tallone d’Achille non solo degli Amon Düül 2 ma di tutto il rock tedesco. Il secondo Lp è tutto su base improvvisata, probabilmente ai fini delle esibizioni dal vivo, un po’ sulla scia di quello che fecero i Grateful Dead con il loro live. A dimostrazione che il periodo 70/72 fu il più creativo, nel 1972 gli Amon Düül 2 produssero un altro doppio Lp, Dance Of The Lemmings, pubblicato in Italia come Journey Into A Dream, dove i brani certe volte prendono l’aspetto di ballate elettroacustiche ma anche dove, in particolare nel secondo disco, pezzi come Chewing Gum Telegram o Toxicological Whispering propongono mastodontici intrecci di chitarre in una fusione perfetta di psichedelìa, progressive e hard rock.

Il disco successivo, Carnival In Babylon, all’epoca non godette di buona stampa forse perché si era abituati alle torrenziali opere precedenti mentre questo era singolo; e perché sia Yeti sia Dance Of The Lemmings erano strutturati in suites. Il seguente, Wolf City, ebbe invece buoni riscontri di critica. In realtà, col senno di poi, possiamo dire che erano entrambi buonissimi prodotti; indicativi, però, di un progressivo cambio di tendenza: cioè la volontà di abbandonare progressivamente il substrato improvvisato, ritmico e “demoniaco” delle origini per darsi a una musica più strutturata e nettamente orientata verso una Californiaprogressiva”. In tal senso, sia l’uno sia l’altro propongono ottimi brani come Tables Are Turned (quasi country ma sempre a modo loro); il sognante All The Years Round; lo scatenante (per l’impatto chitarristico) Kronwinkl 12; l’intenso e drammatico Between The Eyes sul primo disco; Wolf City, Surrounded By The Stars e l’originalissimo Jailhouse Frog nel secondo.

Di sicuro il gruppo riesce a godere di un certo seguito non tanto in Germania quanto in Inghilterra, grazie al disc jockey John Peel, e in parte in Italia: e ciò forse spinge a cercare lo sfondamento commerciale. Solo così si può spiegare il disco del 1974, Vive la Trance, dove per quanto fosse inevitabile l’abbandono delle forme suitistiche e improvvisative dei primi album, risulta comunque sconcertante l’associazione di brani potenti, degni della produzione precedente, come lo psichedelico Apocaliptyc Bore o il travolgente Mozambique, con brevi pezzi rockeggianti come Ladies Mimikry e Trap, o spiccate imitazioni in tono minore dei Jefferson Airplane (Fly United), tutti gradevolissimi ma non certo originali. Tutto sommato il prodotto migliore di questa fase è il già citato Live In London che però, guarda caso, propone solo materiale da Yeti e Dance Of The Lemmings.

Perciò, intraprendendo una decadenza verticale condita da alcuni dischi dimenticabili, gli Amon Düül 2 si indirizzeranno verso un rock dignitoso, ben suonato e in certi brani piacevole da ascoltare anche se chiamarli Amon Düül 2, dopo le defezioni nel giro di 3 anni di Chris Karrer, Renate Knaupp Krotensschwanz entrata nei Popol Vuh, Pieter Leopold e Falk Rogner, è francamente azzardato.

Ci sono state nell’ultimo quindicennio alcune reunion e 1 album, Duulirium del 2014 fra rock e psichedelìa, con pezzi strani ma interessanti come Du Kommst ins Heim e Standin In The Shadow che vede ancora presenti Karrer, Wienzierl, Meid e la Krotenschwanz; e il ritorno a 2 suites deliranti come Back To The Rules e Walking To The Park. In definitiva, dopo più di 30 anni, è il disco non dico più degno ma più simile a ciò che aveva decretato la grandezza del gruppo. E che tutto sommato siano ancora dignitosi a patto di riproporre il vecchio repertorio, lo potrete facilmente constatare godendovi qui sotto una spettacolare Archangels Thunderbird eseguita dal vivo nel 2005 al Ruhr Palast di Herten, Renania Westfalia.