Siamo nel 2125. Il giovane Comandante Adler sta tornando dal sistema planetario Kepler 47. Dopo lunghi mesi trascorsi in solitudine, sta conducendo la sua astronave cargo Blackstar verso una stazione in orbita terrestre per poter finalmente attraccare. Dopo un contatto video con un tecnico che lavora sulla stazione, Adler riceve la ferale notizia che il pianeta da cui proviene è stato annientato da un’epidemìa sconosciuta. L’impossibilità di procedere con lo scarico della merce e di sbarcare sulla Terra sono dunque inevitabili.
Da un’altro video proveniente da Kepler 47, assistiamo alla sofferenza di un colono che descrive la tragedia: sul pianeta stanno morendo tutti, l’epidemìa è deflagrata. È a questo punto che l’astronauta si trova suo malgrado in un “limbo”: non può fare ritorno su Kepler 47 e tantomeno sbarcare sulla Terra, poiché lui stesso potrebbe risultare infettato dal virus. Non gli rimane, dunque, che trascorrere il tempo fra letture, musica e attività fisica in attesa di un nullaosta destinato però a non arrivare. Scoraggiato dai dinieghi e dagli intoppi burocratici, Adler decide di trasgredire i divieti e sbarcare ugualmente. Il ferreo controllo dei militari, però, gli impedisce l’impresa. Ma sarà lui, con un estremo atto di coraggio, a condurci al colpo di scena finale…
Limbo è il cortometraggio di 12 minuti nel formato 2K Cinemascope scritto e diretto da Giorgio Magarò, grande appassionato di David Bowie e regista di Just For One Day, il coinvolgente show multimediale andato in scena nei teatri. Ben girato, impreziosito da effetti speciali e da vividi cromatismi, idealmente e concettualmente legato a 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick (1968) e a L’uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg (1976), Limbo vede Gabriele Zanoncelli (da notare l’incredibile somiglianza con Duncan Jones, il figlio di Bowie) nel ruolo del Comandante Adler (chiaro il riferimento al Major Tom di Space Oddity), supportato da Claudio Batta (il Tecnico), Francesco Menichella (il Capo della Stazione Spaziale), Alessandro Baito (il Kepleriano), Paolo Bertazzoni (il Burocrate), Luigi Cori (il Militare) e Chiara Vitti (l’Amica di Adler).
«Questa esperienza è stata realmente magica», sottolinea Magarò. «In questo momento particolare, essere riusciti a lavorare a distanza ha creato una vera alchimìa fra gli artisti. Avere esclusivamente perseguito finalità creative ed espressive, ci ha riavvicinati al senso dell’arte e delle relazioni interpersonali».
Limbo, difatti, è nato ed è cresciuto a marzo in piena emergenza sanitaria coronavirus. Come molti altri artisti, Magarò ha dato nella complessità delle relazioni a distanza un senso alla propria quotidianità. Sicchè ha pensato di trasporre in chiave fantascientifica la cronaca che stiamo vivendo in tutto il mondo sviluppando il film su un duplice fronte: in studio, con il protagonista ripreso con la tecnica del green screen; via Skype, con le registrazioni in remoto realizzate dalle abitazioni degli attori, che hanno consentito al regista di dirigerli “in diretta” confrontandosi a distanza con loro. La fase del montaggio ha poi visto proseguire il lavoro in rete, con la figlia Lù Magarò second unit director per alcune riprese aggiuntive dall’abitazione a Pavia. E anche la parte audio è stata trattata in remoto con la collaborazione del sound designer Massimiliano Manella.
Il computer ha ovviamente giocato un ruolo fondamentale nel montaggio delle immagini. Ma tutto quello che vedete in Limbo è in qualche modo “reale”: scenografie e astronavi sono state realizzate in stile Gerry & Sylvia Anderson (UFO-Spazio 1999) con modelli in scala, mentre per le musiche sono state utilizzate cover del progetto Repetition Bowie. E il capolavoro bowiano Five Years? Interpretato da Camilla Fascina sui titoli di coda, è più che mai (drammaticamente) attuale.
Foto: © Lù Magarò