Ogni volta che ascolto il 1° album dei Meters provo la stessa sensazione che vorrei condividere con voi. Non mi colpiscono cioè il groove o il sound spartani e insieme eleganti, ma le pause. E quando dico pause, intendo il geniale approccio dei musicisti agli strumenti che vengono trattati con tatto ed estrema delicatezza, quasi che il gruppo voglia deliziarci in punta di piedi producendo un suono corposo e sottile, con composizioni che hanno il buon gusto di sapersi fermare di gran lunga prima di ogni eccesso. Considero The Meters un autentico miracolo. E come tutti i miracoli, irripetibile.
Infatti nella pur lunghissima carriera della formazione americana che decolla nel 1969 e dura tutt’oggi, insieme ad autentici capolavori come Look-Ka Py Py (1970), Struttin’ (1970) e Cissy Strut (1974), questo rimane un disco strumentale fra i più riusciti di sempre. Dal 2° album in poi, verranno inseriti testi e vocalist a getto continuo; la musica rimarrà di altissimo livello ma sarà tutta un’altra storia.
Il funk di New Orleans esplode grazie ai fratelli Arthur e Aaron Neville. Sì, proprio i Neville Brothers: quelli di Yellow Moon (1989), che definire fondamentale nella storia della black music è perfino riduttivo. I Meters sono una formazione modellata sulla falsariga di Booker T. & the M.G.’S, con una delle più grandi sezioni ritmiche che la musica nera ricordi: George Porter Jr. al basso e Joseph “Ziggy” Modeliste alla batteria. Nel 1975, quando anche il 3° Neville (Cyril, voce e percussioni) entra in lineup, i Meters si costruiscono una reputazione anche nel circuito rock: vengono infatti invitati a Long Beach, in California, per festeggiare la pubblicazione di Venus And Mars dei Wings (Paul McCartney & Linda) e il 24 marzo effettuano un concerto che uscirà su disco nel 1992 intitolato Uptown Rulers: The Meters Live On The Queen Mary. In autunno, chiudendo idealmente il cerchio rockettaro, approdano in Europa al seguito dei Rolling Stones. Ma nonostante collaborazioni e pregevoli incisioni, la band rimarrà lontana dalle classifiche come una gemma che brilla nel cuore di musicisti e appassionati, abituati a dare del “tu” al grande funk.
The Meters (1969, Josie Records)