Al campo centrale del Foro Italico (tempio del tennis internazionale) un Claudio Baglioni «più grigio ma non domo» ha iniziato l’innovativa avventura di aTUTTOCUORE lunga 5 serate nella sua città natale, Roma. Nell’ultima data, il 30 settembre 2023, confesso di essermi riconciliata con lui dopo anni: il merito va a Lucia, la mia amica super fan che mi ha fatto il miglior regalo di compleanno possibile, un biglietto in poltronissima con l’auspicio di farmi ricredere.
Sarà stato il logorìo del tempo che passa, o semplicemente la nostalgia del primo Baglioni che ha fatto da colonna sonora alla mia gioventù, così adorabile e moderato nel canto prima di contrarre la “Faziosite ” di Anima mia, il programma tv del 1997… Fatto sta che in questo concerto Claudio ha cantato molto bene, con il giusto equilibrio, limitando le estensioni vocali. Se l’intenzione era quella di stupirci, con questa mega produzione fra opera rock e musical in stile Broadway ci è proprio riuscito. Presentando lo spettacolo, l’ha definito «uno show di evasione, per far crescere il numero di cose sognanti e contrastare quanto di brutto succede nel mondo». Come dire: ci ho messo il Cuore, ambientandolo in un futuro scandito da un battito che è «l’unico calendario-orologio attendibile».
Per rendere fattibile questa multimedialità, Baglioni ha coinvolto il talentuoso ballerino Giuliano Peparini già direttore artistico di Amici, il talent show televisivo di Maria De Filippi. Sono sue la direzione artistica, la regia teatrale e le coreografie (curate insieme alla sorella Veronica, anche lei insegnante di Amici) che hanno consentito di dirigere la bellezza di 101 artisti: 21 polistrumentisti diretti da Paolo Gianolio (il suo inseparabile chitarrista) e 80 fra coristi, ballerini e performer che si sono alternati sul palco dando vita nei vari cambi di scena a spettacolari sequenze di danza e di mimica. In scaletta, 38 successi tratti dal ricco repertorio baglioniano: brani celebri, entrati a far parte del patrimonio della musica leggera italiana, che hanno ispirato lo storyboard dello spettacolo. In più, i 550 costumi realizzati dallo stilista Ermanno Scervino hanno impreziosito tanto l’energia dei performer quanto le proiezioni, gli spazi e i tagli di luce creati da 450 corpi illuminanti che il light designer Ivan Pierri ha programmato per donare un’aurea di bellezza ad autentici quadri viventi.
Un caleidoscopio di simboli, geometrie, colori e immagini in bianco e nero accende lo show, mentre sullo schermo un grande, pulsante cuore rosso fa da sfondo a un’interminabile scalinata luminosa che al confronto quella del Festival di Sanremo è a dir poco banale. L’ouverture è affidata alle note di Le vie dei colori, con il gigantesco volto del nostro “santone” Claudio proiettato sullo schermo. E allora eccolo, il nostro showman con tanto di giacca “glitterata ” che scende agevolmente le scale intonando Tu come stai e facendo immediatamente centro nel cuore di noi spettatori. Per dare il via alle danze, imbraccia la chitarra e si mette ovviamente a cantare Dagli il via, con il corpo di ballo vestito di grigio/post atomico/medioevale che fra salti e volteggi anima la scena.
Spesso, nelle varie coreografie, si intrufola un corpo estraneo vestito da impiegato con la camicia bianca. Che sia un alter ego? Chissà… Claudio si mette a intonare Acqua dalla luna in uno scenario circense dal sapore felliniano, mentre un tocco di fashion scandisce la coreografia di Un po’ di più, dove sinuose ballerine dai cappelli neri a larghe tese ricordano il look del cartone animato di Le petit Robe Noir, il profumo di una nota marca parigina. Fra amori incominciati e finiti, Fammi andar via viene rappresentata da una gabbia luminosa formata da aste a led blu sostenute dai ballerini e da una danzatrice di bianco vestita che si inerpica fra le sbarre. Se il dramma di coppia di Io me ne andrei scorre attraverso le immagini in bianco e nero di un uomo e di una donna divisi da un muro d’incomprensione (mi torna alla mente Louise Lecavalier, la potentissima danzatrice del Sound+Vision Tour di David Bowie), suggestiva è la messinscena di Mal d’amore che vede le ballerine muoversi attraverso gigantesche cornici luminose animando lunghissimi drappi gialli, come ben sapeva fare la danzatrice sperimentale Loïe Fuller.
© Eleonora Tarantino
In questo turbinìo di sentimenti non poteva mancare Mille giorni di te e di me, con le danzatrici velate da un tulle nero e al centro la protagonista trattenuta da un lungo, svolazzante drappeggio bianco. Né manca al concerto un’irrefrenabile allegria al suono di Viva l’Inghilterra, manifesto giovanile in perfetto British Style pieno di simboli pop e costumi tartan. Poi, continuando a scandire il tempo, si avvicendano brani degli anni 70: il medley di Amore bello, Solo e Sabato pomeriggio; una travolgente Porta Portese cantata a perdifiato dal pubblico romano. Qua e là Baglioni si propone da ballerino provetto: in particolare quando in palandrana grigia, di spalle, allarga le braccia e ancheggia sulle note di E adesso la pubblicità, fra Yuppi Du e Prisencolinensinainciusol di Adriano Celentano, con i ballerini/scolaretti a danzare fra i banchi di scuola indossando (quelli meno bravi) l’inconfondibile cappello da asino.
© Eleonora Tarantino
Gli anni 80 di Strada facendo sono l’ideale chiosa di 3 ore di emozioni che riaccendono in me un ricordo indelebile: quando entrano in penombra i ballerini tenendo fra le mani una sfera luminosa, Claudio intona la struggente Avrai, ossia la canzone che ha segnato per sempre il mio incontro con lui. Era il 1982, iniziavo la mia carriera di discografica alla Cgd di Milano, l’etichetta di Caterina Caselli Sugar, come coordinatrice delle sale d’incisione Idea Recording. Mi informano che un aereo proveniente da Londra sta per atterrare a Milano: Claudio Baglioni deve ultimare con urgenza alcune partiture di quella canzone dedicata alla nascita di suo figlio Giovanni, per procedere al transfer per la stampa del singolo su etichetta CBS. Un’esperienza umana indescrivibile: la gioia di conoscere il mio mito e al tempo stesso la certezza che “non se la tira ” per niente. Il piacere di assisterlo professionalmente in studio, oltre alla sigaretta “scroccata ” e ad essere presa in giro per tutta la sera poiché gli avevo confidato l’esistenza di un fidanzatino romano di Centocelle, conosciuto al mare.
Il gran finale di aTUTTOCUORE non poteva che essere La vita è adesso, con tutti in scena a ricevere applausi strameritati: non solo alla star Claudio Baglioni (da sempre abituato a riceverli), ma a chi ha reso possibile la realizzazione di uno spettacolo così bello e intenso. Un kolossal, che non ha nulla da invidiare alle produzioni dei Pink Floyd, dei Rolling Stones, degli U2. “Italians do it better ”… perché ci mettono il Cuore!
SETLIST
E tu come stai?, Dagli il via, Acqua dalla luna, Con tutto l’amore che posso, Quante volte, Un po’ di più, Gli anni più belli, Domani mai, Quanto ti voglio, Fammi andar via, Niente più, E adesso la pubblicità, A tutto cuore, Mal d’amore, W l’Inghilterra
Medley: Sono io, Cuore d’aliante, Uomo di varie età
Le ragazze dell’Est, Uomini persi, Noi no
Medley: Amori in corso, Un nuovo giorno un giorno nuovo, Con voi
Questo piccolo grande amore, Dodici note, Io sono qui
Medley: Amore bello, Solo, Sabato pomeriggio
Porta Portese, Avrai, Io me ne andrei, Mille giorni di te e di me, Via, E tu, Strada facendo, La vita è adesso, Poster, A tutto cuore