Non è soltanto un semplice concerto ma anche un’utile rievocazione storica con la suggestione di una rappresentazione teatrale, quella che Cat Power ha messo in scena in questi giorni in Italia (venerdì 5 luglio a Gardone Riviera per il festival Tener-a-mente, sabato 6 al Sequoie Music Park di Bologna e domenica 7 all’Auditorium Parco della Musica di Roma) rileggendo da cima a fondo il celeberrimo “Royal Albert Hall” Concert di Bob Dylan del 1966 (un falso storico, dato che la registrazione – finalmente pubblicata in forma ufficiale nel 1998 – documentava in realtà l’esibizione di pochi giorni prima alla Free Trade Hall di Manchester).

L’intento è chiaro e dichiarato («Offrire una presentazione gentile, aggraziata e rispettosa di quelle canzoni»), ma 2 ingredienti aggiuntivi rendono lo spettacolo della cantautrice di Atlanta un’esperienza unica, particolare e meritevole di essere vissuta. Perché se è vero che lo show segue sempre lo stesso canovaccio (la scaletta originale del concerto di Dylan) senza ulteriori divagazioni, è altrettanto vero che la protagonista principale quel copione lo recita a soggetto producendo ogni sera un risultato diverso. È Cat/Chan (il suo vero nome), con la sua fragile e volubile sensibilità, a introdurre ogni volta un elemento d’imprevedibilità in una performance a doppio strato. I musicisti che l’accompagnano assicurano una certa fedeltà alle partiture e agli arrangiamenti originali, mentre il suo fraseggio vocale, i suoi ritmi, i suoi accenti e le sue inflessioni seguono l’istinto e l’ispirazione del momento scegliendo quali passaggi, parole e concetti enfatizzare. Il motivo lo ha spiegato lei stessa alla rivista americana Variety qualche mese fa: «Molte di queste canzoni le canto da quando ero piccola: avevo più o meno 4 anni quando ho iniziato ad armonizzare con tutti i grandi. Ancora oggi uso le armonie di allora, con la differenza che non c’è Bob a cantare insieme a me. Voi non potete sentirlo, ma io sì».

Caschetto nero e completo giacca, maglietta e pantaloni scuri, arriva sul palco quando è ancora chiaro applaudendo se stessa e il pubblico, come a cercare subito un contatto e un rapporto di stretta empatìa anche se i suoi dialoghi – prima dei momenti finali dello show e della presentazione della band – sono rari, un po’ sconnessi e surreali (specie quando s’intrattiene con una signora con cane al seguito in prima fila). Per rifare il Dylan solista della prima parte dello storico concerto ci si mettono in 3: lei, 1 chitarrista acustico e 1 armonicista/tastierista con basco in testa che nella seconda parte dello spettacolo si trasferirà sul lato opposto del palco sedendo al pianoforte. Sorseggia di frequente acqua o qualche altra bevanda da una tazza, accompagna la voce e le parole con le mani e con il corpo, si volta a chiedere più volume nelle spie e solo di tanto in tanto getta un occhio al leggìo, facendo capire di avere grande familiarità con quei testi chilometrici, visionari e turbinosi che spingono Visions Of Johanna e Desolation Row oltre la barriera dei 10 minuti di durata.

È un ascolto impegnativo e in cui è facile perdere la concentrazione, ma a cui si sottopongono con pazienza anche i ragazzi della TikTok generation presenti in platea e sulla gradinata accanto a maturi fan dell’uomo di Duluth e a signore in abito da sera, tutti raccolti in assorto silenzio e poi generosi d’applausi: specie quando riconoscono i pezzi più famosi come It’s All Over Now, Baby Blue, una Just Like A Woman ammantata di pathos e delicatezza e una Mr. Tambourine Man in cui l’interprete osa piegare a piacimento la melodia prendendosi qualche libertà anche nel testo («Mi riporta a un ricordo un po’ sfocato della mia infanzia, un periodo in cui ti senti libero nella tua immaginazione. Ma per me è anche la canzone più difficile ed emozionante da cantare dato che rappresenta un testamento e un atto di fede in un mondo incasinato»).

Bob Dylan e Cat Power
© Express Newspapers / Ilya S. Savenok, Getty Images for Vulture Festival

Irretisce con quel timbro profondo e sensuale e con quel suo caratteristico drawl, la pronuncia strascicata del Sud degli Stati Uniti, prima che il clima cambi all’improvviso con l’arrivo del 2°, tempestoso set elettrico. Sono in 6, ora, a circondarla sul palco: 1 batterista, 1 bassista in gilet dai capelli bianchi, 2 tastieristi e 2 giovani chitarristi (efficace soprattutto il solista) che fanno il possibile per non fare rimpiangere troppo Robbie Robertson, anche se il paragone con il sacro furore che lui e gli altri Hawks allora avevano in corpo e in testa è improponibile. Ne sono consapevoli e fanno il loro senza strafare: non suonano “fuckin’ loud ”, nessuno fra gli astanti gli grida “Giuda ” inorridito per il sacrilegio perpetrato elettrificando il folk, ma quel vecchio piano da polveroso honky tonk evoca comunque belle suggestioni e buone vibrazioni e il groove blues rock di Tell Me Momma (eseguita dal vivo soltanto durante quel tour mondiale del 1966), a quel punto dello show, dà una scossa a tutti sancendo il trionfale ingresso in scena del rock and roll.

L’effetto non è certo scioccante e brutale come nel 1966, ma intanto il concerto sale di tono con la sequenza irresistibile di I Don’t Believe You, Baby Let Me Follow You Down (l’unico traditional non firmato da Dylan), Just Like Tom Thumb’s Blues e Leopard-Skin Pill-Box Hat, che riverberano dal passato proiettandosi nel presente e nel futuro, prima di Ballad Of A Thin Man, incalzante e vetriolica; e di una Like A Rolling Stone in cui di nuovo Cat si prende le sue libertà nella metrica e nell’intonazione. Chi aveva apprezzato il doppio disco registrato alla (vera) Royal Albert Hall il 5 novembre 2022 trova conferma di quanto si aspettava e forse anche qualcosa in più. Chi ne era rimasto perplesso avrà avuto modo di ricredersi, dopo avere visto Cat Power in carne e ossa, sangue e spirito, aggiornare un momento storico della musica popolare celebrando con convinzione e dedizione – tra un’invocazione alla bellezza e alla Grande Madre – la potenza misteriosa, allo stesso tempo premonitrice e curativa, di quella musica.

Set acustico

She Belongs To Me; Fourth Time Around; Visions Of Johanna; It’s All Over Now, Baby Blue; Desolation Row; Just Like A Woman; Mr. Tambourine Man.

Set elettrico

Tell Me, Momma; I Don’t Believe You (She Acts Like We Never Have Met); Baby, Let Me Follow You Down (cover); Just Like Tom Thumb’s Blues; Leopard-Skin Pill-Box Hat; One Too Many Mornings; Ballad Of A Thin Man; Like A Rolling Stone.