Diretto dallo statunitense Reinaldo Marcus Green, Bob Marley: One Love racconta una precisa fase della vita e del reggae dell’icona giamaicana che ancora oggi ispira intere generazioni attraverso il messaggio d’amore e di unità sprigionato dalle sue canzoni.

Dicembre 1976: Bob Marley (interpretato da Kingsley Ben-Adir) e Rita (Lashana Lynch) sono sposati da 10 anni e rastafariani da altrettanto. In una serata casalinga, una tranquilla jam session si trasforma per la coppia, vittima di un tentato omicidio, in una corsa in ospedale. La Giamaica, indipendente dal giogo britannico solo dal 1962, è sull’orlo di una guerra civile e il concerto per la pace intitolato Smile Jamaica che Bob sta organizzando a Kingston non piace alle 2 principali fazioni politiche, che con l’attentato gli mandano un messaggio molto chiaro ottenendo però l’effetto contrario: Bob Marley e i suoi Wailers si esibiscono comunque, decidendo poi di allontanarsi dal suolo giamaicano per rifugiarsi a Londra, nel quartiere di Chelsea. Bob specifica più volte di non essersene andato per paura di ulteriori ritorsioni: non è lui che conta, bensì il suo messaggio e che la voce di Jah raggiunga quanta più gente possibile.

In questa specie d’esilio volontario compone l’album Exodus regalando agli appassionati capolavori come la title track, Jamming e One Love. A parere dei critici il suo miglior disco in assoluto, Exodus rimane in classifica nel Regno Unito per oltre 50 settimane ed è proprio come Marley lo ha concepito: carico di temi politici, razziali e religiosi ma colmo di gioia e di ottimismo.

Purtroppo, nel luglio del 1977 arriva la diagnosi di un raro melanoma che l’11 maggio 1981 lo condurrà alla morte non prima di aver suonato in America e in Africa: nel 1980 si esibisce infatti al Rufaro Stadium di Harare per celebrare l’indipendenza dello Zimbabwe.

È un grandissimo piacere per le orecchie la musica che riempie Bob Marley: One Love. E aver scelto di focalizzare il film su un breve ma importantissimo periodo nella vita del cantautore e chitarrista, lo rende ancor più interessante perché diverso dai biopic che lo hanno preceduto. In questo caso, lo scopo non è raccontare il personaggio ma piuttosto il suo messaggio d’amore e di speranza, per rendere chiaro a tutti che quella di Marley era una missione, non un mestiere.

Il suo attivismo ne ha influenzato l’intera vita e di conseguenza i testi delle canzoni, scritte per diffondere il Rastafarianesimo. Con Exodus ci è riuscito, assurgendo a simbolo per tutti coloro che hanno una battaglia da combattere (“Don’t give up the fight ”) e lo vogliono fare uniti (“Let’s get together and feel all right ”) nell’amore di Dio (“Give thanks and praise to the Lord and i will feel all right ”).