Il fatto che in simultanea con la retrospettiva romana al WeGil dedicata a Franco Angeli (1935-1988) si stia svolgendo l’altrettanto valida antologica milanese di Tano Festa (1938-1988) alla M77 Gallery, dimostra che l’attenzione nei riguardi della Pop Art Italiana e in particolare della Scuola di Piazza del Popolo è più che mai tangibile.

Tano Festa – Un artista originario si riannoda alla mostra intitolata Fratelli – Francesco Lo Savio e Tano Festa, allestita nel 1993 alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia e curata da Francesca Alfano Miglietti, che ha voluto di nuovo cimentarsi con l’eclettismo dell’artista focalizzando l’attenzione su 100 fra quadri e disegni (realizzati fra il 1960, l’anno dei primi dipinti monocromi, e il 1987 dei ritratti, sia reali sia immaginari, da Don Chisciotte ai Toreri, fino ai Nostri antenati) provenienti dalla Collezione Olnick Spanu di New York, dalla Galleria Il Ponte di Firenze, dalla Fondazione Jacorossi, dalla Galleria La Nica e dalla Galleria Marchetti di Roma.

La Primavera, 1970, courtesy Archivio Tano Festa – Eredi Festa
Courtesy Olnick Spanu Collection, New York
© Go Sugimoto

Da metà anni 60, immerso com’è anima e corpo nell’eternità di Roma, Festa dipinge a smalto dettagli della Cappella Sistina (memorabili le dita di Dio e di Adamo, riposizionate al punto da allontanarsi per sempre) delle Tombe Medicee, dei capolavori di Michelangelo (al Chelsea Hotel di New York, nel 1967, intitola tutti i suoi quadri, con impeto seriale e “warholiano”, Michelangelo according to Tano Festa) e della Nascita di Venere del Botticelli, con il preciso intento di tradurli in icone intellettualmente Pop.

© Lorenzo Palmieri

Altri lavori, nel solco però del Nouveau Realisme, terreno fertile per l’artista dopo la partecipazione nel 1962 alla collettiva New Realists allestita alla Sidney Janis Gallery di New York, sono le Persiane, gli Obelischi, le Lapidi. Scrive Tano Festa nella lettera del 1966 allo storico dell’arte Arturo Schwarz: “Dagli inizi del ’62 fino agli ultimi mesi del ’63 io ho costruito porte, finestre, persiane, armadi, specchi, pianoforti e degli obelischi che sono uguali a quello che sta in piazza del Popolo a Roma. Per 2 anni mi sono espresso attraverso gli oggetti. La pittura la usavo solo per verniciarli, come farebbe un qualsiasi artigiano mobiliere”. E ancora: “Questi oggetti sono ricostruiti come noi li percepiamo non nel momento dell’uso ma in quello della contemplazione. Sono solo delle apparenze, dei falsi oggetti. Ma è proprio da questo loro essere falsi che deriva l’espressione del modo in cui li ho percepiti”.

Immagine Orizzontale (30 marzo 1963), 1963
Autentica dell’Archivio Tano Festa su fotografia
Courtesy Archivio Tano Festa – Eredi Festa
Courtesy Galleria Il Ponte, Firenze

Se agli inizi degli anni 70 la passione per l’arte del passato si fa pura concettualità lasciando campeggiare sulle tele a mo’ di “omaggi al colore” scritte come Seurat o Braque, dopo le Piazze d’Italia liberamente ispirate a Giorgio de Chirico gli anni 80 fanno concretizzare a Festa un’arte in grado di rileggere Edvard Munch, Francis Bacon, Henri Matisse, Egon Schiele, Pablo Picasso, ma altresì la loro antitesi rappresentata dalla serie dei Coriandoli, con quell’esplosione di minuscoli pezzetti di carta a sottintendere l’annullamento pressochè definitivo della figura.

© Lorenzo Palmieri

Oltre a tutto ciò, incluse le opere su carta che ci restituiscono un artista mai banale o ripetitivo, come del resto la sua visione dell’arte, la mostra milanese non manca di evidenziare una delle caratteristiche salienti del pittore: “L’attrazione per il cielo: un cielo azzurro solcato da nuvole bianche che distingue molti suoi lavori”, annota Francesca Alfano Miglietti nel catalogo espositivo. “Il cielo è una sorta di manifesto poetico per Tano Festa perché, come la sua pittura, è continuamente mutevole e obbliga lo sguardo in alto”.

Tano Festa
Un artista originario
Fino al 18 marzo 2023, M77 Gallery, via Mecenate 77, Milano
tel. 0284571243