Il nuovo romanzo di Sergio Cioncolini, Danni Collaterali, sembra generato da una duplice riflessione: sull’attuale condizione dell’umanità in guerra con se stessa e con il suo pianeta; e sulla condizione dello scrittore, che vive tutta la complessità del rapporto con la tecnica e il sistema della comunicazione. In fin dei conti il solitario lavoro di chi scrive non può mai allontanarsi da certe problematiche. Le cala magari nel magma delle sue esperienze personali, delle sue memorie private, nei rumori e negli odori della sua città. Ma al di là di questi dettagli d’ambientazione, continua ossessivamente a riflettere sul senso del suo operare, sull’identità professionale, sul rapporto con il mondo.
Le cosiddette letterature di genere (indiscusse dominatrici sul mercato editoriale) appaiono in realtà sempre più consumate e abusate, fino allo sfinimento. Si potrebbe trovare un rimedio? Forse sì. Per esempio, si potrebbe stravolgerle miscelando a sorpresa dentro uno shaker i più svariati ingredienti: linguaggi, fantasie, paure, violenza, humour nero…
Ecco, Danni Collaterali è (forse) un noir con lo sguardo rivolto al domani più prossimo (senza sconfinare proprio nella fantascienza). Un domani in cui l’ormai arcaico mito del progresso è ridotto a uno spettro, tanto orribile quanto rincretinito dal consumismo di una società vuota e corrotta. A rendere il tutto con i colori del grottesco, contribuiscono le imprevedibili svolte della narrazione e i dialoghi che intrecciano giochi di parole al limite del surreale e toni da commedia (ovviamente nerissima).
Cioncolini è una persona discreta con una certa idiosincrasia per la rituale presentazione in pubblico dei suoi libri: ritiene che conclusa la sua fatica l’autore debba scomparire e lasciare tutto lo spazio ai lettori. Tuttavia, possiede senza dubbio un istinto da autentico narratore e sa mettere in scena tutto quello che gli serve per raggiungere i suoi fini. Sullo sfondo, i giorni e le notti di un’estate di città, caldissima e puzzolente. Un uomo solo nella deriva metropolitana, un “sommerso” alla Jannacci, che una brutta sbronza con rissa fa cascare in una trappola infernale trasformandolo in una cavia. Una banda di criminali (un po’ ridicoli) al servizio di una multinazionale farmaceutica che sperimenta un nuovo ritrovato per eternare gioventù e sessualità. Ma il prezioso elisir fabbrica soltanto mostri… assai meno innocenti di quello del Dottor Frankenstein.
Il povero barbone, che però non è del tutto scemo, tenta la fuga. Uno sfigatissimo detective privato viene incaricato di ritrovarlo; e quando succede fraternizza con lui. Ma non finisce qui, perché gli spietati killer della multinazionale sono sulle loro tracce. Alla fine, con una certa fortuna, i 2 evitano il peggio: anzi, sia il detective sia l’involontaria cavia escono dal tunnel quasi migliorati. L’umorismo sembra avere avuto la meglio sulla paura, ma permane un retrogusto non proprio ottimista: il futuro dell’umanità resta sospeso tra horror e grottesco. Forse sull’orlo dell’abisso la cosa migliore è farsi una risata. O no?
Sergio Cioncolini, Danni collaterali, Edizioni Pendragon, Collana Linferno, 369 pagine, € 15