Se Cosimo Argentina è il più importante scrittore di nicchia, uno dei rarissimi romanzieri italiani che ha mantenuto in 20 anni (attraverso i suoi scritti) un livello sempre elevato di qualità, Aldo Nove è stato il genio profetico: non solo della letteratura italiana degli ultimi decenni, ma della società italiana “tout court”. Tuttavia, è meno noto al grande pubblico a differenza di chi ha iniziato con lui. Il suo ingegno letterario è abbastanza polifonico poiché la sua produzione, iniziata nel 1996 con Woobinda, è spaziata dalla novella alla poesia fino alla composizione di canzoni e all’inchiesta sociale. Si potrebbe dire che il suo percorso è fatto di curve, controcurve e anche inversioni a U. Nessuno, penso, si sarebbe mai immaginato che dopo 2 libri forti e profetici come SuperWoobinda e Puerto Plata Market ci fosse una svolta di grande tenerezza come Amore Mio Infinito; dove per l’ennesima volta rifulge una delle caratteristiche più brillanti del nostro autore: la spettacolare capacità mimetica del linguaggio. Aldo Nove ha infatti la grande capacità di delineare i suoi personaggi attraverso le loro modalità espressive; e di conseguenza riesce a far vedere il mondo attraverso loro stessi. Ecco perché i protagonisti di Superwoobinda e il Michele di Puerto Plata Market sono così credibili; ecco perché gli anni 80 rivissuti con gli occhi di un bambino in La più grande balena morta della Lombardia – al di là degli aspetti manieristici e di una qualità disuguale nei mini racconti che compongono il libro – ci appaiono sotto un’inedita luce. Il pensiero e il linguaggio del bambino, dopo i libri dell’esordio, sono sembrati quanto di più sintonico al nostro autore portandolo, a parer mio, su livelli raramente toccati: infatti, la sintassi franta e il lessico inadeguato di un bimbo in quello che è un romanzo di formazione come Amore mio infinito, trova l’acme nella più bella descrizione (almeno nella letteratura italiana degli ultimi decenni) del turbamento emotivo che sconvolge un adolescente al primo appuntamento.

Tuttavia l’ingegno di Aldo Nove non solo è polifonico, ma anche spiazzante. Nessuno avrebbe ipotizzato che riuscisse a produrre una storia del mondo attraverso i profumi, densa di dotte citazioni, dove emerge anche la sua concezione spirituale, esprimendosi al contempo in uno stile lineare e poetico ma dove anche, per la prima volta, traspare la vaga malinconia del tempo che passa, la sensazione che accomuna lui e tutta la nostra generazione, di un mondo che è cambiato e non in meglio.

In una sorta di mondo alla rovescia (ma forse il mondo alla rovescia è il nostro, quello attuale, sterilizzato all’impossibile fuori e completamente disperato dentro) tutto quello che oggi è proibito all’epoca era consentito”. (All’inizio era il profumo, 2016, pag.81)

Credo però senza presunzione – e anche ammettendo che un altro testo come Mi chiamo Roberta, ho quaranta anni e guadagno 250 euro al mese verrà forse ricordato come il primo lavoro, fra narrativo e documentario che abbia cercato di affrontare le tematiche della povertà crescente, delle disuguaglianze, della crisi prima ancora che ls crisi esplodesse – che Aldo Nove rimarrà nella storia per Woobinda, l’edizione ampliata SuperWoobinda e Puerto Plata Market. Sul substrato di SuperWoobinda si può ragionare a lungo: se e quanto Nove faccia parte della Gioventù Cannibale (l’ultimo movimento letterario prodotto in Italia); se e quanto la sua scrittura sia influenzata da Quentin Tarantino. Ma il nocciolo non è qui. L’assunto che sta alla base di SuperWoobinda è la trasformazione del prodotto culturale in bieca merce di consumo; perciò i racconti che compongono il testo sono equiparati a spot pubblicitari su cui agisce lo zapping; in pratica, il libro è una tv di vari canali che compulsivamente vengono cambiati: tant’è che molti racconti si interrompono improvvisamente spezzando a metà frasi e parole. In questo delirio campeggiano i suoi personaggi: dei decerebrati che, pensando male, parlano ovviamente malissimo. Se il genio è colui che vede nel reale ciò che gli altri non vedono; e lo è ancora di più se riesce a vedere nel reale prima ciò che dovrà accadere… allora Aldo Nove è un genio. Come detto all’inizio, non sottovaluto ciò che ha scritto dopo, ma i primi 2 libri basterebbero per giudicarlo tale.

Novelle come a A Letto con Magalli dove una finta bionda cinquantenne sogna l’amore col conduttore televisivo solo perché è famoso e così diverrebbe famosa pure lei, non fa forse pensare alla volontà di apparire, spesso nel male, di cui è drogata la nostra società assuefatta agli smartphone? Oppure i deliranti che parlano di violenza uccidendo; o i pazzi che si ritengono normali ma ammazzano il figlio ritenendolo posseduto dal demonio secondo diagnosi di un sedicente mago, non ricordano lo scaricabarile incessante dove lo sbaglio è sempre altrui, la colpa è sempre altrui, la maleducazione è sempre altrui? Eccezionalmente profetico, poi, è il racconto dello Yogurt, dove un mentecatto che si crede colto perché raccoglie enciclopedie di Storia della Filosofia è giunto alla conclusione scientifica che in origine tutto fosse yogurt. Non fa venire in mente gli oceani d’ignoranza che hanno la loro punta di diamante nei terrapiattisti?

Puerto Plata Market è invece un romanzo dalla trama esile ma significativa: in sostanza, Michele è stato tradito da Marina e va a ricercare l’amore a Puerto Plata nei Caraibi perché lì le ragazze sono facili, ma siccome è ora di sistemarsi sogna di fidanzarsi seriamente e poi di passeggiare nei pomeriggi domenicali all’Ikea di Cinisello Balsamo. Nella narrazione vi sono gustose disquisizioni sulla differenza tra i prodotti offerti dai supermercati a Puerto Plata e in Italia; sui ricordi di bambino quando veniva portato in Svizzera a comprare il Toblerone e su certe evasioni sessuali, il tutto in un linguaggio sgrammaticato e decomposto tipico, al solito, di chi non sa pensare e dunque non sa articolare concetti. Il finale è ambiguo, si confondono sogno e realtà ma probabilmente si vuol far intendere che Michele è così fallito da non riuscire neanche a portarsi in Italia una povera ragazza della Repubblica Dominicana. L’opera di Aldo Nove, infine, dimostra la profondità profetica del pensiero d Pier Paolo Pasolini, quando temeva che il consumismo avrebbe disgregato la psicologia, i valori e finanche l’umanità delle masse. Leggendo il Pasolini poeta, romanziere e polemista e i primi 2 libri di Aldo Nove, vediamo come quest’ultimo abbia rappresentato cos’è diventato il proletariato.