Il nome era (ed è tutt’ora) un affettuoso, esplicito omaggio a Jacqueline Kennedy Onassis, per gli amici Jackie. Da qui Jackie O’, coniato 50 anni fa dal make up artist Gil Cagnè per indirizzare a Roma il jet set internazionale in via Boncompagni 11, a poca distanza da via Vittorio Veneto e da piazza di Spagna, coniugando una nuova Dolce Vita. «Dal Jackie O’ sono transitati Alain Delon, Mick Jagger dei Rolling Stones, la Principessa Margaret d’Inghilterra, Liza Minnelli e Andy Warhol» racconta Veronica Iannozzi, figlia del fondatore Gilberto Iannozzi, «ma anche stelle del cinema italiano quali Gina Lollobrigida, Stefania Sandrelli, Paolo Villaggio, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni».
Andy Warhol, anni 80, al Jackie O’
Se il ristorante è gestito principalmente da Veronica, tutto quello che riguarda il locale viene invece supervisionato da sua madre, Beatrice Iannozzi. In tandem, con immutata passione, danno continuità a un’insegna simbolo delle notti romane riecheggiando, complice il restyling di sedute in pelle e poltroncine di velluto, gli anni 70 e 80 del divertimento e di quell’edonismo reaganiano “battezzato” da Roberto D’Agostino.
Cene spettacolo e piatti all’italiana, musica live e piano bar, animano le serate del Jackie O’ anche con il menù del ristorante che ripropone, gustosamente, l’iconicità di quegli anni con il vitello tonnato, il riso al salto, le crêpes, la tartàre di manzo rifinita al tavolo dal maître e il filetto flambé direttamente in sala per stupire. Poi ci sono i piatti della classica cucina italiana, di terra e di mare: i taglieri di salumi e formaggi; il fagottino di melanzana con cuore di bufala; i carpacci; le linguine all’astice; gli spaghettoni cacio e pepe; i gnocchetti di patate, burro e alici, finocchietto selvatico e carciofi croccanti; la tagliata di entrecôte; la tartàre di spigola; la ricciola alla cacciatora. Il tutto, agli antipodi della cucina gourmet, firmato dallo chef Federico Sparaco.
Lo chef Federico Sparaco
© Emanuela Rizzo
Dall’aperitivo al dopocena, spiccano invece la musica dal vivo e i signature drinks del bar manager Carlo Borruso, audaci nel gusto con una sfumatura rétro, come lo Smoked Bourbon a base di Bourbon Whiskey, zolletta di zucchero, Orange Bitter, Rum Zacapa 23yo, Lagavoulin 8yo e affumicatura legno di faggio; il Dolce Vita (Gin Mare, sciroppo al rosmarino, succo di limone, Fever-Three Mediterranean, affumicatura al timo); La Vie En Rose (Vodka, sciroppo alle rose, succo di lime, lamponi, bolla alla fragola); il Mexican Stend Off (Tequila, succo di lime, succo di melograno, sciroppo d’agave) e Un americano al Jackie O’ (Vermouth Cocchi, Bitter Rossi d’Angera, rosmarino, scorza di limone, soda al pompelmo).