L’apogeo del punk è stato, in realtà, come fu Woodstock per il flower power: il punto di caduta. Il 6 febbraio 1980 l’etichetta discografica Cramps organizzò al Palalido di Milano un festival che propose un po’ di tutto, ma a parte gli Skiantos anche quei gruppi che all’epoca parevano più promettenti non ebbero un grande avvenire pur se l’atmosfera era entusiasta e proiettata verso il futuro. Dal palco infatti, il chitarrista dei Kaos Rock, Gianni Mucciaccia, aveva arringato il pubblico al grido di «Siete pronti per gli ’80?». Musicalmente – malgrado un certo armamentario estetico d’origine britannica, soprattutto fra il pubblico – non c’era fra i gruppi la “terribilità” dei Sex Pistols o dei primi Clash; e neppure la presenza scenica di un performer “oltraggioso” quale poteva essere, in quegli anni, Stiv Bators.

Forse per imitare gli Skiantos i testi delle varie band ne erano una versione in tono minore, priva soprattutto del loro umorismo (e quando non c’era) della loro ironia. Alcune formazioni sono durate lo spazio di un mattino, altre provenivano da un momento di gloria: i Kaos Rock (nella foto qui sopra), avevano per esempio aperto il concerto – Omaggio a Demetrio Stratos del 14 giugno 1979 all’Arena di Milano proponendo il loro pezzo forte, Basta Basta, semplice nelle sue schitarrate ma godibile, purtroppo penalizzato dalla banalità del testo e dal livello non eccelso del cantante. Altri gruppi, come i Windopen e gli X Rated, non erano strumentalmente male ma ebbero vita breve pur entrando a far parte dell’antologia Rock 80 che ha permesso a tanti di sopravvivere nella memoria grazie a molte ristampe. Di altri non comparsi in quel disco, vedi i Naphta, non se ne è più sentito parlare.

Windopen

C’è da dire che quella sera, nonostante la rappresentanza bolognese di Skiantos e Windopen, mancavano gli altri 2 gruppi cittadini di punta, Luti Chroma e Gaznevada: ma anche per loro la definizione di punk è relativa – o perlomeno fecero parte di quella “via italiana al punk” – salvo che, oltre gli Skiantos, possiamo affermare a posteriori che fossero i più promettenti. Luti Chroma, in cui militava un giovanissimo Gaetano Curreri (poi Stadio), si sciolsero nel 1980 benchè all’ascolto dessero l’idea di essere un gradino sopra agli altri. Scontavano come tanti gruppi un’irrisolta integrazione del testo con le note, ma la loro versione di Una bambolina che fa no, no, no… (1966, Michel Polnareff) con quella chitarra petulante, è originalissima come Siamo tutti Dracula con la chitarra che sviluppa dei controtempi per finire in calando con un giro preso pari pari da Day Tripper dei Beatles.

Luti Chroma

Ancora diversi i Gaznevada, anche se si erano sviluppati dal grande calderone che era Bologna alla fine degli anni 70. In particolare provenivano dagli ambiti alternativi prodotti dalle giornate ribelli del 1977, ma la loro diversità era anzitutto musicale: il loro 45 giri del 1980, Nevada Gaz, viaggiava oltre il punk, era new wave se non addirittura no wave e se c’era da rintracciare dei  precedenti, erano i tedeschi Neu e i Faust piuttosto che le band angloamericane.

Gaznevada

Ma proprio quando si esauriva il primo punk, gli Skiantos diventavano manieristi e scomparivano uno dopo l’altro i gruppi che avevano vissuto una fugace primavera, nel 1982 (sempre in Emilia, ma dopo la gavetta fatta a Berlino) nascevano i CCCP – Fedeli alla linea, titolari dell’album forse più bello ma certamente più profondo fra tutti quelli nati negli anni 80: 1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi – Del conseguimento della maggiore età. Un disco dai suoni duri e dai testi ancora più duri (Curami, Io sto bene, Emilia Paranoica). Se mai c’è stato un disco, pur di nicchia, che abbia rappresentato la ribellione di stampo punk come spina nel fianco del decennio del cosiddetto Edonismo Reaganiano, è proprio il primo Lp dei CCCP poiché il punk italiano non ha mai prodotto nulla di paragonabile ai Sex Pistols i quali (sia pure come “Grande truffa del Rock’n’Roll”) erano un fenomeno inglese che inconsapevolmente rappresentava la ribellione degli esclusi.

CCCP – Fedeli alla linea

Tuttavia credo si possa dire che Skiantos a parte, i Gaznevada, il 1° Enrico Ruggeri e gli stessi Chrisma/Krisma rappresentarono il fenomeno musicale europeo che dopo i tedeschi ha compreso l’importanza della melodia e dei ritmi elettronici fusi assieme, elaborando una musica che poteva indifferentemente essere ascoltata o ballata. Ma i CCCP, che ironicamente o meno facevano rock filosovietico e mettevano in scena allo stesso tempo una rappresentazione del disagio giovanile degli anni 80 paragonabile solo alla narrativa di Pier Vittorio Tondelli (1955-1991) sono stati un fenomeno culturale tra i più validi prodotti in Italia negli ultimi 50 anni.