C’è una fotografia in particolare, fra le 50 scattate dal 1971 al 1975, che a mio giudizio vale l’intera mostra intitolata Photographs of Andy Warhol, a Milano da Antonio Colombo Arte Contemporanea: l’imparruccato Pop artist, aggraziatamente in posa e stiloso come da abitudine (vestaglia da camera, camicia button down, gambaletti neri) che regge nella mano destra la sua Personal SX-70 Polaroid Camera e fa penzolare un Sony Walkman da quella sinistra.

Ebbene, solo un fotografo fra i tanti, ugualmente impegnati negli scatti warholiani, è riuscito a cogliere il lato spontaneamente vanesio di Andy catturandolo in bianco e nero nei panni di modello. Guardatelo, ne vale la pena, con quell’espressione giuliva stampata in faccia, le mani intrecciate dietro la nuca quasi a volersi stirare, il pullover di cachemire, i pantaloni scozzesi e i mocassini college; o con quell’aria seriosa dietro agli occhiali trasparenti (lui che era solito dire «penso sempre a cosa significhi indossare gli occhiali. Quando ti ci abitui, non sai quanto lontano potresti davvero vedere»), il completo di velluto a coste, la camicia Brooks Brothers, la cravatta regimental e in braccio l’amato bassotto Archie.

Quel fotografo si chiama Oliviero Toscani, negli anni 70 è poco più che 30enne, eppure già sbandiera in curriculum la pubblicità dei Jesus Jeans a colpi di “Chi mi ama mi segua” e “Non avrai altro jeans all’infuori di me”. Stanza fissa al Chelsea Hotel, è a New York per fotografare la fauna underground del Max’s Kansas City, il glamour multigender dello Studio 54 e per ritrarre Lou Reed in primo piano, capelli rasati a zero e occhialoni da sole, per quella che sarà la copertina di Lou Reed Live, il sequel a 33 giri di Rock N Roll Animal. Guai, però, a lasciarsi sfuggire Andy Warhol che di NYC è la polpa nascosta, viziosa, da non dire, tantomeno da supporre ma di nascosto sbirciare, cinematograficamente, in Flesh, Trash e Heat starring un nudo, crudo, strafatto Joe Dallesandro.

Sicchè, nelle mani del fotografo milanese Warhol non è esclusivamente il dandy sopravvissuto alle revolverate sessantottine di Valerie Solanas, ma l’Andy/Polaroid/Addicted che scatta un’infinità di foto a chi incontra e con chi, timidamente, si confronta. Emblematico dell’inguaribile polaroid-manìa c’è poi lo scatto (a dir poco geniale) di Andy fotografato da Oliviero che mostra urbi et orbi l’immagine appena immortalata di se stesso.

E accanto a Warhol che impugna la sua Big Shot come fosse un fucile, scambiando l’obiettivo per un mirino, ci sono le istantanee in gran parte inedite, di un’immediatezza da reportage, che catturano il multi artista di Pittsburgh mentre parla al telefono, seleziona i provini, fa, disfa e briga in tutt’altre faccende affaccendato. Andy Warhol senza trucco e senza inganno, insomma. Né ritocchi, né aggiustamenti. Che ci piace, eccome se ci piace.

Oliviero Toscani
Photographs of Andy Warhol
Fino al 30 ottobre 2021, Antonio Colombo Arte Contemporanea, via Solferino 44, Milano
tel. 0229060171

© Oliviero Toscani