L’Iggy Pop che guarda al prossimo 21 aprile 2023, quando cioè raggiungerà le 76 primavere, trova la giusta sintesi in queste 2 recenti dichiarazioni:

«Non farò più stage diving. Sono riuscito a sopravvivere fin qui, ma ora sono troppo traballante».

«Sono il ragazzo senza maglietta che spacca. Andrew e la Gold Tooth lo hanno capito e abbiamo inciso insieme un disco alla vecchia maniera. I musicisti sono ragazzi che conosco da quando erano bambini e la musica ti picchierà a morte».

Se da un lato, cioè, James Newell Osterberg Jr. dovrà per forza di cose arrendersi all’evidenza di un fisico che non è più idoneo a tuffarsi dal palco, dall’altro c’è l’Iguana che non ha alcuna intenzione di battere in ritirata, che per riuscirci si è affidato al giovane ma già scafato produttore Andrew Watt, alla sua Gold Tooth Records e a una pletora di musicisti pronti a esaudire, in quel di Beverly Hills, ogni suo desiderio: parliamo di Stone Gossard dei Pearl Jam, Duff McKagan dei Guns N’ Roses, Chad Smith e Josh Klinghoffer dei Red Hot Chili Peppers, Eric Avery e Dave Navarro dei Jane’s Addiction, Travis Barker dei Blink-182 e del recentemente scomparso Taylor Hawkins, batterista dei Foo Fighters. Il risultato è chiuso a doppia mandata nei versi di Frenzy: “Got a dick and 2 balls, that’s more than you all ” (“Ho 1 cazzo e 2 palle, cioè più di tutti voi ”).

È il pezzo-incipit di Every Loser, il nuovo album graficamente schiaffeggiato dai disegni di Raymond Pettibon, già autore delle copertine dei Black Flag, dei Minutemen e di Goo dei Sonic Youth; marchiato a fuoco dai primi piani fotografici delle grinze di Iggy, delle cicatrici, delle vene martoriate da anni e anni di sabba concertistici; riempito fino all’orlo dai testi di tutti e 11 i pezzi, vergati di suo pugno con calligrafia da elettroshock.

Frenzy, dunque, è il tarantolato, cazzutissimo prologo del suo 19° disco solista (cui vanno aggiunti 5 album con gli Stooges) in equilibrio fra l’Iggy & The Stooges di Raw Power (uscito giusto mezzo secolo fa e prodotto da David Bowie) e il punk nudo e crudo che solo lui, il Godfather of Punk, riesce a cavar fuori dalla sua scartavetrata voce. Pilotata da un riff ricorrente a libera ispirazione Joy Division, la tossica Strung Out Johnny (“La prima volta ti fai con un amico / la seconda su un letto / dalla terza non ti basta mai / poi la tua vita s’incasina”) è invece una gran ballata d’impronta new wave destinata a entrare nel novero delle sue cose migliori, mentre la New Atlantis dedicata a Miami, dove Iggy risiede (“Da qualche parte a sud dell’Alabama e a nord di Cuba / C’è una bella prostituta di città / Accetta tutte le donazioni e attira un flusso infinito di amanti, pusher e assassini colombiani / truffatori americani e delinquenti slavi ”) corre sul filo di un pop rock dai riflessi folk.

Iggy Pop con Andrew Watt

In pieno mood The Stooges (quelli veri però, non quelli rimasticati e un po’ babbioni di The Weirdness e Ready To Die) è la tiratissima, ululante Modern Day Ripoff, che cede il passo all’acustica e felpata ballad Morning Show (“Mi sistemerò la faccia e me ne andrò / Vai a fare lo spettacolo del mattino / Mi sistemerò la faccia e me ne andrò / È ora di fare lo spettacolo del mattino come un professionista”), gestita con un crooning superlativo; nonché al 1° Interlude del disco, The News For Andy, che è insieme brechtiano, waitsiano, sordidamente cabarettistico. Neo Punk sta già tutto nel titolo, con l’aggiunta di rasoiate hardcore, e alla fine se la ride di gusto, Iggy, scrollandosi di dosso (“pogando” per un paio di minuti) ogni senilità possibile.

All The Way Down, parimenti, è rock chiaro e tondo; una Funtime su di giri con il glam di Alice Cooper dietro l’angolo, mentre Comments (“La Terra è sporca, lo spazio è pieno di vermi / Vendi le tue azioni di Zuckerberg e scappa / Compra il tuo passaporto per la fine del divertimento”) è un’abile retromarcia negli anni 80 tutta drumming, giri di basso e cortocircuiti elettrici; e My Animus, il 2° Interlude così declamatorio, cavernoso, crepuscolare? È l’ideale intro all’autobiografica The Recency (“Ho combattuto con la Reggenza / Li ho combattuti fino al pareggio / Ora vi racconterò tutto quello che ho visto”) che comincia e che finisce orecchiabilmente melodica, dopo aver dato il via libera a un rock trascinante e imbizzarrito.

P.S.: “Quindi fammi provare prima di morire, cazzo / La mia mente è in fiamme, quando mai dovrei andare in pensione? ”. Riascoltatevi daccapo Frenzy. Alla fine dei conti, la dannata bellezza di Every Loser abita lì.