Parlare del miglior batterista è pressochè impossibile. Non esiste il miglior pittore o il miglior architetto: tutto è relativo, soggettivo, prospettico, basato sulla cultura di chi guarda o ascolta. Quindi bisogna inquadrarsi, segmentare l’argomento per ridurre il campo del quale si commenterà. Perciò, in questo spazio intitolato Batterismi si parlerà di epoche, generi, età degli artisti eccetera, rendendo il più possibile sensata una cosa che già di per sé non lo è: la scoperta del migliore. Tenendo anche presente che vale sempre e comunque la regola che l’assoluto non esiste poiché racconteremo per forza dei noti, dei più o meno famosi, di quelli di cui abbiamo testimonianza.

Chissà quanti altri “migliori” esistono in tutti i campi ma ne conosciamo solo una piccola parte, quella più esposta ai media. Il resto, e il più ampio, se lo godrà lo spettatore in tempo reale, live. Poi potrà scegliere di documentarlo come giornalista o tenerselo per sè stilando l’unica, autentica classifica: quella personale.

Per comodità e nell’interesse dei più (altrimenti vi potrei parlare per esempio del mio bravissimo, sconosciuto vicino di casa) fisseremo alcune regole partendo da alcuni punti fermi, per stilare la nostra classifica batteristica cercando di renderla il più possibile oggettiva. Terremo conto di epoca, stile, genere, originalità, adattamento al contesto, sviluppo dello strumento nell’ambito dei più conosciuti (giornalisticamente parlando) artisti della nostra epoca. A cominciare da Steve Gadd.

Perché guarda a volte com’è strana la vita… Il miglior batterista al mondo è anche l’unico a lasciare a piedi a Milano (Palatrussardi, primi anni 90) un Pino Daniele indispettito da cotanto stile. Stop! Steve Gadd molla il tour (potendo economicamente permetterselo) e se ne torna in America. Pino è costretto a chiamare al volo uno che evidentemente abbassa la testa alle sue famose invettive contro l’artista di turno: il bravo Agostino Marangolo che già abbassava, scusate, già lavorava con il cantautore napoletano. Questo per raccontarvi com’è dura essere ottimi batteristi in Italia, ma penso che altrettanto si possa dire per altri strumentisti.

Tornando al migliore di tutti i tempi, passiamo a spiegarne i motivi che sono in fondo piuttosto semplici. Classe 1945, Steve Gadd è colui che più di tutti si lascia trasportare dalla musica che in quel momento lo circonda, a prescindere dal genere. Ragazzo prodigio, inizia prestissimo a studiare i rudimenti dello strumento: prima a casa poi nell’esercito in cui “milita”, è il caso di dire, per 3 anni come percussionista. Si esibisce dal vivo con jazzisti famosi passando quindi al pop con Paul Simon per il quale nel 1975 compone il blasonatissimo groove  (ovvero lo schema ritmico) di quella 50 Ways To Leave Your Lover che si studia ancora oggi nelle scuole di musica. Ritorna con Chick Corea, poi collabora con svariati top artisti funky & latin componendo il celebre pattern Songo (genere di musica popolare cubana) che verrà ripreso da Dave Weckl, drummer jazz/fusion.

Il top dei top quindi: e sono molti i compositori da parte alta in classifica a ribadire che è lui il più bravo in assoluto. Tant’è che arriva a far parte della band di Eric Clapton, che evidentemente è quello che lo paga di più perchè lo ha accompagnato in tutti i concerti dell’ultimo ventennio. Ma d’altronde basta vederlo, Steve Gadd, in Pavarotti and Friends: la sua classe, il suo coinvolgimento sono totali. Non sembra uno che sta guadagnando fior di soldi, ma uno che in modo del tutto naturale tira fuori il meglio come portamento, passaggi, chiusure del brano. Tecnica quanto basta, senza mai esagerare. Praticamente un “mostro”.

Ma vediamo il set da lui richiesto a Yamaha già dalla fine degli anni 70: batteria tutta nera, bacchette nere, piatti Zildjian. Inutile dirlo, verrà copiato da tutti gli altri batteristi contemporanei portando la sua 9000 Recording Custom, che rimane a oggi una fra le migliori batterie, a livelli record di vendite. Gadd è attualmete alle prese con il suo progetto, la Steve Gadd Band, con la quale incide dischi jazz e va in tournée producendo brani soft e ambient con performer di altissimo livello.

Foto: Steve Gadd in concerto con Eric Clapton alla Talking Stick Resort Arena di Phoenix, Arizona, 14 settembre 2019, © Maria Vassett/Special for Arizona Republic