È sempre cosa buona e giusta ricordarlo, essendo stato l’artista Pop più iconico di tutti, che Andy Warhol (1928-1987) è nato a Pittsburgh da Andrej e Julia Warhola, immigrati dell’Europa Orientale provenienti dall’attuale Slovacchia. Famiglia operaia, i Warhola puntano fin da subito sul talento creativo dell’ultimogenito dei loro 3 figli. E lui, il teenager Andrew anglofonizzato Andy, non passa giorno che non faccia una visita ai Carnegie Museums of Pittsburgh; e una volta finito il liceo, che si metta “di buzzo buono” a studiare arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology (oggi Carnegie Mellon University).
La vita, l’arte e l’eredità di Andy Warhol non si tramandano a New York, dove in concreto ha preso forma la sua straordinaria carriera di grafico, pittore, regista cinematografico, produttore discografico dei Velvet Underground e editore della rivista Interview, ma proprio nella città della Pennsylvania che vanta nell’Andy Warhol Museum (confidenzialmente chiamato The Warhol) il suo fiore all’occhiello.
Qui, dallo scorso maggio, ha iniziato a prendere forma con le prime installazioni di artisti quali Michael Loveland, Typoe, Laura Jean McLaughlin e Mikael Owunna “la Factory di tutte le Factory“, ossia The Pop District, espansione fisica e programmatica del museo destinata a trasformare attraverso il potere delle arti, della creatività e dello sviluppo economico la North Shore orientale di Pittsburgh.
Progetto a lungo termine (10 anni, per un investimento pari a 60.000.000 di $) e in più fasi, The Pop District ambisce a diventare “a place to be” sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista turistico, ispirandosi a Warhol come simbolo dello spirito imprenditoriale americano. La fase iniziale del progetto contempla l’affitto di spazi del quartiere da adibire a poli culturali. Dal 2024, verranno invece realizzate la New Venue per spettacoli dal vivo con una capienza dai 50.000 ai 75.000 spettatori; e il Warhol Campus, che sarà contemporaneamente museo e “incubatore” di programmi, eventi, party esclusivi.
In più, ispirandosi a quella Silver Factory che vide nascere non solo la Pop Art più rivoluzionaria, ma anche i film warholiani più sperimentali, verrà data l’opportunità in particolare ai giovani, alla comunità LGBTQ+ e agli stranieri di seguire un progetto educativo suddiviso in 4 sezioni: un’agenzia creativa, un laboratorio di imprenditoria, un programma di marketing digitale e un programma di responsabilizzazione, con lo scopo di raggiungere più di 100 immatricolazioni e creare 25 posti di lavoro part time e full time ogni anno. Augurandoci che frequentando e vivendo The Pop District, il prossimo Andy Warhol non sia costretto a lasciare Pittsburgh per diventare Andy Warhol.